Chi si trova a rischio pignoramento spesso pensa che spostare denaro su un conto intestato a un familiare sia un modo sicuro per metterlo al riparo. Una mossa che sembra semplice, veloce, quasi innocua. Ma è davvero così? La realtà legale è molto diversa da come si potrebbe immaginare.
Le azioni dei creditori non si fermano davanti a un bonifico, e certe scorciatoie possono trasformarsi in veri e propri ostacoli giudiziari. L’idea di proteggersi, così, rischia di diventare un errore strategico. Eppure, molti continuano a sottovalutare ciò che la legge consente ai creditori.
A volte bastano pochi secondi per inviare un bonifico a un parente. Si pensa di aver risolto il problema, di aver messo al sicuro il proprio denaro da un possibile pignoramento. È una reazione istintiva, dettata dalla paura di perdere tutto. E spesso, il ragionamento sembra logico: se i soldi non sono più sul conto, non possono essere presi. Ma non è così semplice.
Il fatto che il denaro si trovi su un altro conto non lo rende automaticamente intoccabile. Se quel trasferimento è stato fatto con l’obiettivo di sottrarre beni alla garanzia del creditore, allora può diventare un atto revocabile. E la legge lo sa bene.
Il nostro ordinamento prevede strumenti precisi per evitare che i creditori restino a mani vuote. L’azione revocatoria, disciplinata dall’articolo 2901 del Codice Civile, permette infatti di rendere inefficace un trasferimento patrimoniale che ha compromesso la possibilità di recuperare un credito. Anche se quel trasferimento riguarda il denaro.
Un bonifico, per quanto banale, può diventare oggetto di indagine. Se viene considerato una donazione e non è legato a un acquisto o a una giustificazione economica chiara, può essere impugnato. E se il giudice ritiene che sia stato fatto per danneggiare il creditore, può annullarlo.
La questione si complica quando entrano in gioco i legami familiari. I trasferimenti tra parenti sono comuni, spesso giustificati da esigenze di sostegno reciproco. Ma se l’importo è consistente e il debitore non ha altri beni, il sospetto si fa concreto. A quel punto, spetta al creditore dimostrare che il trasferimento ha compromesso la possibilità di soddisfare il proprio credito.
E se il bonifico viene mascherato da prestito? Anche qui il creditore può agire. Non più con l’azione revocatoria, ma con un pignoramento presso terzi. In pratica, può obbligare chi ha ricevuto il denaro a versarlo direttamente a lui.
Il vero rischio è pensare che certe operazioni passino inosservate. Anche se l’Anagrafe Tributaria non mostra i movimenti del conto, ci sono altri modi per risalire a un’operazione sospetta. Basta una prova, anche minima, per far scattare una procedura giudiziaria.
Alla fine, il punto non è solo legale ma anche di buon senso. Chi trasferisce denaro per “metterlo al sicuro” dovrebbe chiedersi se sta davvero proteggendo qualcosa o solo rimandando un problema.
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