Ecco come stanno investendo le banche di affari in ottica di 5 anni

Cosa spinge le grandi banche internazionali a rivedere da cima a fondo le proprie strategie? E perché ora si guarda con occhi nuovi a settori finora sottovalutati? In un contesto in cui la volatilità non è più l’eccezione ma la regola, le scelte d’investimento non possono più basarsi solo su rendimenti passati. Sta nascendo una nuova mappa della crescita, e chi saprà leggerla avrà un netto vantaggio.

Ogni tanto i mercati smettono di raccontare storie e iniziano a fare sul serio. È ciò che sta succedendo negli ultimi mesi del 2024 e all’inizio del 2025, quando le principali banche d’affari internazionali,  da Goldman Sachs a UBS, da J.P. Morgan a Morgan Stanley, stanno disegnando una nuova rotta.

Analisi e calcoli di dati, occhiali e matita
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Non una rivoluzione impulsiva, ma un lento e deciso cambio di prospettiva. Il focus non è più solo sull’innovazione esasperata, ma su un equilibrio tra trend secolari, solidità finanziaria e intelligenza nella diversificazione.

E il tempo, in questo scenario, gioca un ruolo fondamentale. Secondo alcune statistiche basate sull’analisi delle serie storiche degli ultimi 120 anni, investendo sull’azionario globale con un orizzonte di almeno cinque anni, la probabilità di ottenere un rendimento positivo si avvicina al 70%. Questo dato rafforza l’approccio suggerito dalle grandi banche: costruire portafogli pazienti, diversificati e ancorati a fondamentali solidi.

Intelligenza artificiale sì, ma senza euforia: le vere opportunità stanno nei dettagli

L’AI continua a dominare i titoli dei giornali e i portafogli degli investitori, ma le grandi banche lanciano un messaggio chiaro: attenzione agli eccessi. UBS e Citi indicano una direzione diversa, più selettiva. Non basta investire nel primo titolo che parla di AI: oggi servono aziende con fondamentali solidi, come Nvidia, TSMC, Broadcom per l’hardware, e realtà come Oracle e Snowflake nel software.

Grafico rialzista
Intelligenza artificiale sì, ma senza euforia: le vere opportunità stanno nei dettagli-trading.it

Interessante anche la distinzione geografica suggerita: negli Stati Uniti si preferisce la qualità, ovvero aziende AI con bilanci stabili e visione industriale coerente. Fuori dai confini americani, invece, prende piede l’approccio “value AI”, con titoli ancora accessibili legati all’ecosistema dell’intelligenza artificiale. Morgan Stanley conferma: serve equilibrio tra entusiasmo e sostenibilità finanziaria.

Quanto all’asset allocation ideale in ottica di cinque anni, le banche consigliano un’esposizione significativa ai megatrend (inclusa l’AI), ma sempre accompagnata da una selezione attenta per evitare le bolle. L’AI diventa quindi un pilastro strategico, da affiancare a comparti complementari e più stabili. È un modo per diversificare con lucidità, puntando non solo sull’hype ma su realtà in grado di creare valore nel medio termine.

Europa, credito e settori difensivi: il mix strategico per affrontare i prossimi anni

Non è solo l’intelligenza artificiale a interessare le banche. Goldman Sachs e J.P. Morgan stanno spingendo verso direzioni meno battute: Europa, Giappone e credito. In particolare, Goldman ritiene che i titoli small e mid-cap europei possano beneficiare dei futuri tagli dei tassi. Allo stesso modo, settori difensivi come utility e materiali attirano capitali grazie ai bilanci forti e alla capacità di resistere alle turbolenze.

Barclays ha recentemente rivisto al rialzo le stime sullo STOXX 600, sottolineando come le azioni value con dividendi elevati possano offrire rendimento e stabilità. Anche il mercato obbligazionario torna interessante, con bond corporate e titoli municipali americani che offrono oggi rendimenti tra il 4% e il 7%, con rischi contenuti e ottime prospettive di rivalutazione.

Per l’asset allocation a cinque anni, il mix suggerito include titoli azionari value europei, esposizione all’Asia, bond corporate high-yield e strumenti difensivi come oro o fondi alternativi. Chi ha maggiore tolleranza al rischio può considerare il private equity, settore su cui puntano realtà italiane come F2i, con focus su energia, sanità, infrastrutture e PMI innovative.

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