L’Europa torna al centro della scena finanziaria con nuove stime ottimistiche. Secondo UBS, lo Stoxx 600 potrebbe raggiungere livelli record già nel 2025 e nel 2026, sostenuto dai settori finanziario e industriale. Una revisione che mette in luce la sottovalutazione dei mercati europei e riapre il dibattito sulle prospettive di crescita degli utili.
Il nuovo scenario, caratterizzato dal calo dei rendimenti obbligazionari e dal miglioramento del sentiment, offre un quadro interessante per il Vecchio Continente. Alcuni comparti, come i beni di consumo e la tecnologia, restano più deboli, ma le stime di crescita rimangono stabili. Secondo gli analisti, il ritorno di fiducia dipenderà molto dall’evoluzione della politica monetaria e dalla gestione dei dazi commerciali, che rappresentano ancora un’incognita significativa.

Gli osservatori ricordano che anche in passato fasi di forte crescita dello Stoxx 600 sono state accompagnate da momenti di volatilità legati a crisi geopolitiche o a tensioni interne all’Unione Europea. Per questo, se da un lato si aprono nuove prospettive per le Borse europee, dall’altro rimane fondamentale monitorare la solidità degli utili aziendali e la capacità dei diversi settori di adattarsi ai cambiamenti strutturali in corso, come la transizione energetica e digitale.
Capire perché gli analisti parlano di una ripresa inattesa e quali rischi potrebbero ancora condizionare i mercati è essenziale per interpretare il futuro dei listini europei.
Le nuove stime UBS sullo Stoxx 600
Lo Stoxx 600, indice di riferimento dei mercati azionari europei, quotava 551 punti a metà settembre 2025, con un massimo storico registrato a 565,18 punti lo scorso marzo. In questo contesto, UBS ha rivisto al rialzo i target: 600 punti entro il 2025 e 650 punti nel 2026. L’istituto elvetico prevede quindi una crescita dell’8% entro fine anno, a cui si aggiungerebbe un ulteriore +8% nel 2026, per un rendimento totale stimato intorno all’11%.
Secondo quanto riportato da UBS, la spinta principale arriverà dai settori finanziario e industriale, che rappresentano circa il 45% della capitalizzazione di mercato europea e potrebbero crescere del 10-12% entro fine 2025. Al contrario, comparti come i beni di consumo di prima necessità, i discrezionali e l’IT (pari al 23% del mercato) dovrebbero registrare progressi più modesti, stimati tra lo 0 e il 5%.

Anche le utilities sono considerate sottovalutate, mentre in settori come healthcare e beni discrezionali il processo di de-rating appare già sufficiente. Le stime sugli utili del 2026, dopo diverse revisioni al ribasso, si sono stabilizzate a 39 punti per azione, con un tasso di crescita atteso intorno al 10%.
I rischi da considerare per il mercato europeo
Nonostante il quadro positivo, UBS segnala alcune incognite che potrebbero rallentare la corsa delle Borse europee. Sul fronte politico, le incertezze legate alla Francia, al bilancio comunitario e alla sostenibilità del debito in diversi Paesi restano fattori di instabilità.
Un secondo rischio è legato ai dazi imposti dagli Stati Uniti, entrati in vigore con un’aliquota del 15% a settembre 2025. Gli effetti su margini, prezzi e volumi per gli esportatori europei devono ancora essere pienamente valutati, ma rappresentano un ostacolo potenziale per settori come l’automotive e i beni industriali.
Vi sono inoltre problematiche di approvvigionamento. I programmi di re-industrializzazione e re-militarizzazione lanciati dai governi europei prevedono requisiti di produzione locale fino al 60% in alcuni settori, come la difesa. Questo vincolo potrebbe generare ritardi e pressioni sulla capacità produttiva delle filiere industriali.
Nonostante tali criticità, la banca svizzera sottolinea che l’Europa appare ancora sottovalutata rispetto ad altri mercati globali. Se tornerà la fiducia nella crescita degli utili per azione, i margini di apprezzamento per lo Stoxx 600 potrebbero ampliarsi, rafforzando la view positiva sulle prospettive del Vecchio Continente.