Il sistema fiscale italiano continua a mostrare contraddizioni profonde: rigido e severo con i contribuenti più deboli e facilmente controllabili, ma poco incisivo quando si tratta di contrastare i grandi evasori che riescono ad aggirare le regole con strumenti complessi e difficili da intercettare.
La pressione fiscale in Italia rimane tra le più alte in Europa e la maggior parte del gettito deriva da Irpef e Iva, imposte che gravano in particolare su lavoratori dipendenti e pensionati. Gli studi dell’Agenzia delle Entrate e del MEF stimano che l’evasione fiscale superi ogni anno gli 80 miliardi di €, con un peso notevole sui conti pubblici. Una parte significativa di questo divario deriva da settori in cui i pagamenti sono meno tracciabili e dove è più facile ricorrere a pratiche di elusione. Secondo la Corte dei Conti, i controlli fiscali colpiscono prevalentemente i redditi bassi o medi, lasciando spesso scoperte le situazioni più complesse che richiederebbero indagini approfondite. Gli esperti di Itinerari Previdenziali hanno evidenziato che l’80% del gettito è garantito da circa il 20% dei contribuenti, mentre una quota consistente della popolazione non versa alcuna Irpef.

Le indagini del Fondo Monetario Internazionale collocano l’Italia ai primi posti in Europa per livello di tax gap, con una distanza rilevante tra imposte dichiarate e imposte effettivamente riscosse. Il fenomeno dei condoni fiscali e delle sanatorie ripetute ha spesso favorito chi ha nascosto redditi, riducendo l’efficacia complessiva del sistema. Infine, le nuove tecnologie di controllo digitale e le banche dati centralizzate si dimostrano molto efficienti nell’individuare errori o omissioni dei piccoli contribuenti, ma risultano ancora limitate quando si tratta di intercettare i grandi flussi di capitali esteri e i meccanismi di evasione internazionale. Questo squilibrio alimenta il dibattito sulla reale equità del sistema fiscale italiano.
Il peso dell’evasione e i dati ufficiali
Le statistiche diffuse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze indicano che ogni anno l’Italia perde risorse per oltre 80 miliardi di €. Di questa cifra, una quota consistente è attribuibile a mancati versamenti di Iva e a pratiche di dichiarazioni infedeli sui redditi. Nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli incrociati su fatture elettroniche, conti correnti e operazioni sospette, ma i risultati mostrano ancora una forte concentrazione di verifiche sui piccoli contribuenti, mentre i grandi patrimoni restano più difficili da monitorare.

Secondo il rapporto annuale della Corte dei Conti, l’area più critica riguarda i settori a bassa tracciabilità dei pagamenti, come edilizia, servizi e commercio al dettaglio. In questi ambiti si concentra una parte significativa del tax gap, mentre l’uso sempre più esteso di strumenti digitali, come lo scontrino elettronico e la fattura elettronica, ha migliorato l’emersione delle basi imponibili nei comparti più facilmente monitorabili. Tuttavia, il sistema rimane sbilanciato: chi ha redditi bassi o fissi subisce controlli stringenti e immediate trattenute alla fonte, mentre chi dispone di mezzi per occultare capitali all’estero o per sfruttare strumenti societari complessi riesce più facilmente a sottrarsi alla pressione fiscale.
Disuguaglianze e credibilità del sistema
Gli analisti di Itinerari Previdenziali hanno sottolineato che il 76% dell’Irpef è versato da poco più del 27% dei contribuenti, ossia coloro che dichiarano redditi medio-alti. Al contrario, quasi la metà della popolazione non paga imposte dirette, per assenza o insufficienza di reddito imponibile. Questo scenario crea una spaccatura netta tra chi sostiene gran parte del sistema e chi resta escluso dal prelievo fiscale.
Secondo gli esperti, l’effetto delle ripetute sanatorie fiscali ha alimentato una percezione di ingiustizia: i piccoli contribuenti sono sottoposti a prelievi automatici e non possono sfuggire al fisco, mentre i grandi evasori hanno spesso beneficiato di strumenti straordinari di regolarizzazione a condizioni agevolate. Il Fondo Monetario Internazionale ha più volte raccomandato all’Italia di rafforzare la lotta all’evasione internazionale e di ridurre la dipendenza da strumenti occasionali di condono, che rischiano di minare la credibilità del sistema.
Il quadro complessivo mostra quindi un fisco che si presenta “forte con i deboli e debole con i forti”, come sintetizzato da diverse analisi indipendenti. La sostenibilità delle finanze pubbliche dipenderà sempre di più dalla capacità di riequilibrare il sistema, colpendo in modo efficace l’evasione fiscale strutturale e restituendo fiducia a quei cittadini che oggi sostengono, quasi da soli, il peso del prelievo.