Il fotovoltaico consente di ottenere degli incredibili risparmi sull’energia elettrica. Ma qual è il sistema più conveniente?
Gli impianti fotovoltaici sono una vera e propria rivoluzione, perché utilizzano una delle principali fonti di energia rinnovabile (i raggi solari) per produrre energia elettrica in maniera continuativa.
Non tutti, però, sanno che ci sono diversi metodi per sfruttare l’energia prodotta tramite il fotovoltaico. Ad esempio, si può ricorrere all’autoconsumo, particolarmente diffuso nelle comunità energetiche rinnovabili e nei gruppi di autoconsumo collettivo.
Un altro strumento è lo scambio sul posto, tramite il quale c’è una compensazione tra l’energia immessa nella rete e quella prelevata.
Analizziamo con attenzione, dunque, tutte le possibili soluzioni per le diverse esigenze e scopriamo quali sono le più convenienti.
Per maggiori informazioni, consulta il seguente articolo: “Stai pensando di installare un impianto fotovoltaico? Ecco 4 buoni motivi per farlo“.
Con riferimento all’autoconsumo bisogna, innanzitutto, sottolineare l’esistenza di due diversi tipi:
Chi possiede un impianto fotovoltaico ha la facoltà, da parte del gestore della rete, di usufruire della rete nazionale per immettere l’energia in eccesso. A tal fine, ci sono due differenti meccanismi: lo scambio sul posto e il ritiro dedicato.
Lo scambio sul posto comporta la creazione di una batteria virtuale di energia. In sostanza, c’è una compensazione tra l’energia somministrata nella rete e quella prelevata. Quest’ultima, alla fine, viene pagata in bolletta, ma, successivamente, l’utente riceve un rimborso di circa il 70% della spesa sostenuta. Inoltre, il rimborso comprende anche la somma per il quantitativo di energia immessa e non prelevata. Il contributo in conto scambio ha cadenza semestrale e viene versato attraverso acconto e conguaglio.
Questo sistema, dunque, permette ai consumatori di sfruttare l’energia solo quando ce n’è necessità, pagando un prezzo decisamente minore rispetto a quello classico.
C’è, però, anche un inconveniente. Non è prevista, purtroppo, la gestione autonoma della produzione di energia e, quindi, c’è l’obbligo di pagare la bolletta ogni due mesi. Infine, l’energia realmente consumata attraverso il prelievo dalla rete non proviene da fonti rinnovabili.
Non perdere il seguente approfondimento: “Fotovoltaico e pannelli solari, crescita boom in questa Regione“.
L’altra opzione prevista, se si possiede un impianto fotovoltaico, è il ritiro dedicato. Consiste nella vendita dei kilowattori non autoconsumati al Gestore nazionale. Possono ricorrere a tale sistema solo coloro che non ha aderito allo scambio sul posto. Bisogna, inoltre, godere degli incentivi che offrono la cd. tariffa omnicomprensiva, cioè una tariffa che comprende anche i proventi della vendita dell’energia (oltre all’incentivo in sé).
Il ritiro dedicato consente di scegliere quanta energia riservare all’autoconsumo e quanta, invece, alla vendita. Il Gestore stabilisce dei prezzi minimi garantiti, che dipendono dalla fascia oraria e dalla zona dell’impianto fotovoltaico. Tale meccanismo, dunque, è il giusto compromesso per i consumatori che, solitamente, producono una quantità di energia maggiore di quella necessaria per alimentare l’immobile.
Tutte le opzioni appena esaminate hanno dei vantaggi e possono essere la scelta migliore per una certa categoria di soggetti. La decisone, dunque, deve basarsi esclusivamente sulle proprie esigenze ed abitudini, dal luogo in cui l’immobile si trova e dal motivo per il quale si decide di installare un impianto fotovoltaico.
Di solito, l’autoconsumo con accumulo è preferibile per diminuire i costi delle bollette ed usufruire dell’energia pulita, però, da solo, non è sufficiente per garantire l’autonomia energetica. Quest’ultimo inconveniente, tuttavia, è risolvibile tramite la creazione di comunità energetiche rinnovabili o di gruppi di autoconsumo collettivo, che comportano la condivisione di energia tra più utenti.
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