Come ottenere a maggio soldi extra, indicazioni pratiche per genitori lavoratori, cosa fare.
Governo e INPS hanno studiato un sistema ad hoc per permettere ai genitori lavoratori di avere soldi extra a maggio. Tutto è spiegato nella circolare dello scorso 26 maggio, la n. 95, la quale fornisce le istruzioni che servono sulla materia del congedo parentale per i lavoratori dipendenti dopo la modifica dell’art. 34, comma 1, DLGS n. 151/2001, apportata dall’art. 1, comma 217 , legge n. 207/2024.

Le maggiori variazioni partono tutte dalla Legge di Bilancio 2025, la quale ha trattato proprio il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità”. La questione è di grosso interesse sociale. Ciò ha comportato un conseguente aumento dell’indennità riferita al mese di congedo parentale posto dalla Legge di Bilancio del 2024.
Si tratta di un incremento importante, si passa dal 60% all’80% della retribuzione. Come se non bastasse, ciò dispone dell’aumento dell’indennità di congedo parentale per un altro mese, ma con percentuali che vanno dal 30% all’80% della retribuzione.
Gli incrementi dell’indennità vengono applicati facendo riferimento ai lavoratori dipendenti che hanno terminato il congedo di maternità e paternità dopo il dicembre 2023 e al dicembre 2024.
Cosa si evince dalla grossa modifica posta in essere? Che la misura del congedo parentale dedicata a tutti e due i genitori, o anche al genitore da solo, è indennizzabile in modo preciso. Si spiega come e in che misura grazie alle indicazioni della circolare indicata.
Come i genitori lavoratori ottengono soldi extra a maggio, elenco indennizzi
Evidenziate le modifiche in atto, è fondamentale comprendere da dove i genitori lavoratori e lavoratrici otterranno gli indennizzi che gli spettano. Questi soldi extra nel mese di maggio sono essenziali, perché riuscire a far fronte alle spese quotidiane è diventato decisamente più complesso in termini economici. Il Welfare studia il meccanismo per le famiglie.

Si parte dalla considerazione di un mese, questo è indennizzato all’80% della retribuzione, ma entro 6 anni di vita o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento del minore. Tutti gli interventi tengono conto di questa importantissima distinzione, proprio per dimostrare che i figli adottati o in affido, sono considerati e tutelati allo stesso modo di quelli naturali. Per questo si precisa in ogni indicazione operativa.
Ancora c’è un altro mese da indennizzare, sempre all’80% della retribuzione, e sempre entro i sei anni di vita o i sei anni dall’ingresso in famiglia davanti l’adozione o l’affidamento del minore.
Si aggiunge un altro mese ancora, indennizzato all’80% della retribuzione entro i sei anni di vita o i sei dall’ingresso nei casi già indicati. Poi ci sono altri sei mesi indennizzati, ma al 30%, e questo sussiste a prescindere dalla situazione reddituale determinata.
Restano due mesi che non sono indennizzati, fatta eccezione nel caso in cui il richiedente, mamma o papà lavoratrice, si trovino nella situazione reddituale che giustifichi una richiesta dell’indennizzo.