Google e Meta ai ferri corti: chi dominerà l’intelligenza artificiale?

Nel cuore della Silicon Valley, due colossi stanno ridisegnando il panorama tecnologico globale. Non si tratta solo di una corsa agli utili o di algoritmi più avanzati. È una sfida che intreccia strategia, visione e capacità di anticipare il futuro.

E proprio quando sembrava che i ruoli fossero ormai chiari, il 2025 ha rimesso tutto in discussione. Un confronto che lascia con il fiato sospeso chiunque segua da vicino il mondo dell’innovazione digitale.

Dati economici e calcoli
Google e Meta ai ferri corti: chi dominerà l’intelligenza artificiale?-trading.it

C’è qualcosa di affascinante quando due giganti si trovano l’uno accanto all’altro, ognuno con una sua forza, un suo punto debole, e una sua personale idea di progresso. Da un lato, Meta Platforms, il gigante dei social che continua a macinare ricavi attraverso l’advertising digitale. Dall’altro, Alphabet, che non è più solo la casa madre di Google, ma una macchina diversificata che spazia dal cloud all’intelligenza artificiale. Entrambe hanno superato le aspettative degli analisti nel primo trimestre del 2025, ma le analogie finiscono lì. Le strade scelte, infatti, raccontano due filosofie molto diverse.

Meta e Alphabet: due visioni economiche a confronto

Guardando i numeri, Meta ha impressionato con un utile per azione di 6,43 dollari e ricavi trimestrali pari a 42,31 miliardi, in crescita del 16%. Le stime per fine anno sono altrettanto robuste: 185,8 miliardi di ricavi annuali e un EPS di 25,52 dollari. Tuttavia, il dato forse più indicativo è il rapporto P/E forward a 23,22x, superiore alla media del settore. Questo indica una valutazione ottimistica, ma anche un rischio legato all’alta dipendenza (98%) dalla pubblicità.

Grafico azionario e frecce
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Alphabet, invece, ha registrato un EPS di 2,81 dollari con ricavi per 76,49 miliardi, crescendo del 9,9%. Le previsioni parlano di 324,35 miliardi di ricavi annuali e un EPS di 9,43 dollari, con un P/E forward decisamente più contenuto a 16,21x. Ciò riflette una maggiore prudenza, ma anche una struttura più solida e meno esposta agli sbalzi dell’economia digitale.

Le opinioni degli analisti sono favorevoli per entrambe: Meta riceve 39 raccomandazioni “Buy” su 44 con una sottovalutazione stimata di circa il 7%, mentre Alphabet è sostenuta da istituzioni come BofA e Truist Securities (sottovalutazione stimata dal consenso degli analisti del 21% circa). Ma sotto la superficie resta la domanda su chi stia davvero costruendo qualcosa di più duraturo.

L’intelligenza artificiale come terreno di scontro

Nel 2025, ogni discussione su Meta e Alphabet passa per la parola chiave: intelligenza artificiale. Meta ha presentato Llama 3, un modello pensato per rivoluzionare la pubblicità, puntando a una automazione totale degli annunci entro l’anno. È un obiettivo audace, coerente con la sua natura orientata al consumo e alla personalizzazione estrema.

Alphabet ha risposto con Gemini 2.5, la sua AI più avanzata, integrata nei servizi principali: Ricerca, YouTube, e soprattutto Google Cloud, sempre più centrale nella sua strategia. Il vero punto di forza sta nella diversificazione dei ricavi: l’AI è al servizio di una rete più ampia e integrata, che va ben oltre l’advertising.

Non mancano però le sfide. Meta affronta pressioni normative, come la sanzione da 200 milioni di euro inflitta dall’UE, mentre Alphabet è sotto indagine per antitrust negli Stati Uniti, con il rischio concreto di dover cedere asset cruciali come Chrome. Sono ostacoli seri, che potrebbero cambiare le regole del gioco.

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