Cosa spinge un uomo a lasciare il lavoro prima dei 67 anni? E cosa succede se il mestiere logora il corpo prima ancora che arrivi la pensione?
Forse c’è una strada poco nota che permette a chi lavora nei cantieri di dire basta qualche anno prima. Ma attenzione, non è per tutti. Una storia concreta può aiutare a capire meglio. E, forse, far riflettere anche te. Perché non sempre 67 è il numero giusto.
Emilio ha fatto il muratore per quasi tutta la vita. Ogni mattina, alle sei, era già al bar con il caffè in mano e la tuta sporca di calce. A 63 anni, si porta addosso tutta la fatica di un mestiere che non perdona. Le ginocchia scricchiolano, la schiena è un ricordo lontano di quando si era giovani. “Fino a 67 non ci arrivo”, diceva spesso agli amici. Poi, una chiacchierata con un collega ha acceso una speranza. Esiste davvero una via d’uscita, pensata per chi come lui lavora in edilizia. Non è semplice, ma è reale.
Nel mondo del lavoro edile, le regole cambiano. Le mansioni sono pesanti, i ritmi serrati e il corpo, dopo una certa età, inizia a chiedere tregua. È per questo che un accordo del 2018 ha previsto un Fondo speciale per permettere il prepensionamento di questi lavoratori. Un aiuto concreto, finanziato interamente dalle aziende del settore. Se hai almeno 63 anni, e ti mancano non più di 4 anni alla pensione di vecchiaia, potresti rientrare. Ma non basta l’età.
Emilio, ad esempio, aveva anche l’altro requisito fondamentale: 2.100 ore lavorate in Cassa Edile nei due anni precedenti. Così, l’azienda lo ha potuto licenziare volontariamente, attivando per lui la NASpI, l’indennità di disoccupazione. Questa, nel 2025, garantisce il 75% dello stipendio fino a 1.436,61 euro, più un ulteriore 25% sulla parte restante, con un tetto massimo di 1.562,82 euro. Normalmente, dopo otto mesi, l’importo cala. Ma per Emilio, niente riduzioni: il Fondo integra tutto.
La NASpI dura 24 mesi. Poi restano ancora due anni prima di raggiungere i 67 anni. Anche in questo caso, il Fondo continua a sostenere Emilio, con una indennità mensile pari a circa 1.400 euro, simile a quella della Cassa integrazione guadagni ordinaria. E la cosa più importante? Viene coperta anche la parte contributiva, garantendo continuità per la futura pensione.
Non è una misura per tutti. Serve una lunga esperienza, un contratto regolare e i giusti numeri in busta paga. Ma per chi, come Emilio, ha dato tutto sui ponteggi, è un’occasione che può cambiare la vita. E allora viene da chiedersi: quanti altri stanno aspettando i 67 anni, senza sapere che potrebbero già fermarsi?
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