Comprare una seconda casa è un sogno, ma anche una sfida che passa per cantieri e spese impreviste.
Le percentuali cambiano e i conti rischiano di diventare più pesanti di quanto previsto. Ogni decisione presa oggi può trasformarsi in una differenza di migliaia di euro domani. Il bonus ristrutturazione seconda casa resta, ma con condizioni meno generose.
Non è soltanto un tema fiscale, ma una questione di opportunità e di tempistiche.
Ogni scelta diventa decisiva, e non sempre reversibile. Chi ha in mente un progetto si trova davanti a un bivio che non lascia indifferenti. E la domanda resta aperta: quale sarà davvero la strada più conveniente?
Chi possiede una seconda abitazione da rimettere a nuovo conosce bene le difficoltà: costi crescenti, burocrazia lenta, preventivi che lievitano. Le detrazioni fiscali hanno rappresentato un aiuto concreto, alleggerendo spese che altrimenti sarebbero insostenibili. Ma dal 2026 lo scenario cambia, e in modo sensibile.
In passato le seconde case beneficiavano di una detrazione al 36%, mentre le prime abitazioni arrivavano al 50%. Dal 2026 questo equilibrio si sposta e il vantaggio fiscale diventa meno interessante. Chi pensava di rimandare i lavori dovrà rivedere i propri piani.
La scelta non riguarda solo i numeri: dietro ogni percentuale ci sono progetti familiari, case da affittare o mettere a disposizione dei figli, immobili che rischiano di rimanere incompiuti. Per questo è fondamentale capire come funzionerà il bonus ristrutturazione nel prossimo futuro.
Dal 1° gennaio 2026 la detrazione per la seconda casa scenderà al 30%. Significa che, su una spesa di 50.000 euro per rifare impianto elettrico e cucina, si potranno recuperare al massimo 15.000 euro. Una cifra più bassa rispetto ai 18.000 euro previsti fino al 2025.
Il periodo transitorio durerà fino al 2027, con aliquote differenziate: 36% per la prima casa e 30% per le altre. Dal 2028 al 2033, invece, tutto si uniformerà al 30%, ma con tetto massimo ridotto a 48.000 euro. Un intervento importante, come un consolidamento strutturale da 80.000 euro, permetterà di detrarre soltanto 24.000 euro, contro i 28.800 euro del 2025.
Resta confermato l’elenco degli interventi agevolabili: manutenzione straordinaria, ristrutturazione edilizia, restauro, eliminazione barriere architettoniche, messa in sicurezza antisismica, riduzione inquinamento acustico, cablatura, risparmio energetico. Non sono invece ammesse le caldaie alimentate solo da combustibili fossili, come chiarito dall’Agenzia delle Entrate.
Casi concreti aiutano a capire. Un contribuente che ristruttura nel 2026 una seconda casa con lavori da 60.000 euro potrà detrarre 18.000 euro. Lo stesso intervento, se avviato nel 2025, avrebbe garantito 21.600 euro. Una differenza di 3.600 euro che pesa sul bilancio familiare.
Chi non riesce ad avviare i lavori entro il 2025 deve valutare altre opzioni. Il bonus ristrutturazione rimane, ma può essere integrato con Ecobonus e Sismabonus, che premiano interventi di efficienza energetica e sicurezza strutturale. In alcuni casi, combinare le misure consente di recuperare una quota più vicina a quella attuale.
Un altro fattore da considerare riguarda i redditi alti. Per chi supera i 75.000 euro complessivi, le detrazioni si riducono in base a importi base e coefficienti familiari. Ad esempio, con reddito di 100.000 euro e senza figli, l’importo effettivo su cui calcolare la detrazione può ridursi drasticamente, rendendo meno vantaggioso l’investimento.
Nei condomìni, inoltre, resta la differenza tra prime e seconde case: chi ristruttura una seconda abitazione avrà il 30%, anche se altri condomini con abitazioni principali potranno godere del 36% fino al 2025. Una disparità che complica i calcoli e genera malumori.
Il punto, quindi, non è solo seguire le regole fiscali, ma pianificare con lucidità. Chi può anticipare almeno una parte delle spese entro il 2025 potrà godere di un risparmio concreto. Chi non riesce dovrà rassegnarsi a percentuali ridotte, senza però rinunciare all’opportunità di rendere il proprio immobile più sicuro e funzionale.
La vera sfida sarà capire se attendere, accettando detrazioni più basse, o accelerare i tempi per sfruttare al massimo l’ultima finestra disponibile. Una scelta che non riguarda soltanto il portafoglio, ma la capacità di immaginare il futuro della propria casa.
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