Due lettere sigillate, nascoste tra vecchie ricevute e fotografie ingiallite. Una firmata dieci anni fa, l’altra scritta pochi mesi prima di morire. Entrambe riportano il nome della stessa persona, entrambe sembrano valide. Ma solo una può valere davvero? In casi come questo, l’ordine delle date non basta. Le parole contano, ma anche i silenzi hanno il loro peso. Dietro ogni firma si cela una volontà che può cambiare il destino di un’intera famiglia. Una domanda sorge allora, inevitabile: abbiamo trovato due testamenti di mia madre, quale dobbiamo considerare?
Nel cuore del dolore, tra le mille incombenze che seguono una perdita, non è raro trovare più testamenti scritti dalla stessa persona. Due documenti, magari redatti in momenti diversi della vita, con disposizioni differenti. La prima reazione è pensare che il più recente annulli il precedente, ma la legge italiana è meno automatica di quanto sembri. La data è solo un elemento tra tanti. Quello che conta davvero è il contenuto e come le volontà si rapportano tra loro.
A volte il secondo testamento non revoca esplicitamente il primo. In altre occasioni, alcune disposizioni restano compatibili, mentre altre si escludono. Non si tratta solo di un confronto cronologico: si entra in un terreno dove la volontà del defunto va ricostruita con attenzione, per evitare fraintendimenti e contenziosi tra gli eredi.
Secondo il Codice Civile, un testamento più recente può revocare uno precedente in due modi: con una revoca espressa oppure attraverso una revoca tacita, cioè implicita. La revoca espressa avviene quando il nuovo testamento contiene formule come “revoco ogni mio precedente testamento”. In questo caso, non ci sono dubbi: quello vecchio non ha più effetto.
La revoca tacita, invece, si applica quando le nuove disposizioni sono incompatibili con le precedenti. Per esempio, se nel 2020 una persona lascia la casa al nipote e poi, nel 2024, la assegna alla figlia, non possono entrambe riceverla. La volontà più recente prevale, ma solo per quella parte in conflitto.
Quando invece le disposizioni non si escludono a vicenda, i due testamenti possono convivere. È il caso in cui il secondo testamento conferma gli eredi già nominati nel primo, senza toccare eventuali legati o donazioni fatte ad altri. Qui l’interprete deve valutare la compatibilità tra i due documenti, conservando il più possibile la volontà del testatore.
Un’ipotesi più rara, ma prevista dalla legge, è quella in cui il testamento più recente diventi inefficace. Può accadere se l’erede designato muore prima del testatore o rinuncia all’eredità. In questi casi, il testamento precedente non torna automaticamente valido. La revoca resta efficace e si applica la successione legittima, come se non ci fossero testamenti.
Tuttavia, esiste anche la possibilità di revocare una revoca. La legge consente, con un nuovo testamento, di dichiarare che si annulla la revoca fatta in precedenza. Questo meccanismo fa “rivivere” il primo testamento, che torna ad avere pieno valore.
Sono situazioni complesse, ma fondamentali per chi si trova a gestire un’eredità con più testamenti. La chiarezza nella redazione degli atti e la conoscenza delle norme possono evitare errori, tensioni familiari e lunghi contenziosi legali.
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