Ha ancora senso puntare su uno strumento classico e rassicurante quando esistono alternative con rendimenti più alti? Il fascino della sicurezza è sufficiente a far dimenticare il guadagno? Le scelte finanziarie non sono solo numeri: spesso raccontano il bisogno di sentirsi al sicuro, anche quando il mercato offre strade più redditizie.
Nel mezzo di queste domande si colloca il dilemma del buono ordinario postale a 20 anni, che continua ad attrarre nonostante la concorrenza agguerrita dei titoli di Stato e di altri investimenti (ad esempio azionario).
Chiunque abbia pensato, almeno una volta, di mettere da parte una somma per il lungo periodo, sa quanto sia difficile trovare il giusto equilibrio tra rendimento e tranquillità. Non è solo una questione di soldi: entra in gioco la fiducia, la memoria dei racconti familiari su investimenti passati e la speranza di un futuro finanziario senza scosse.

C’è un che di nostalgico nei prodotti postali, quasi fossero una coperta calda in un inverno incerto. Ma oggi le cifre parlano chiaro, e il confronto si fa sempre più spietato. Il buono fruttifero postale ordinario dura vent’anni e promette un rendimento lordo del 3%, certo, ma c’è chi offre di più. Perché allora continua ad avere tanto seguito?
Non è facile rinunciare a quella sensazione di controllo, al fatto di poter riscattare quando si vuole, senza troppe sorprese. Eppure, quando dall’altra parte c’è un BTP che rende il 3,86%, la questione si complica. Chi sceglie? Chi preferisce restare fedele a un sistema rodato e chi, invece, decide che è il momento di rischiare qualcosa in più per guadagnare di più? L’idea di “mettere da parte per il futuro” si scontra con i numeri, e lì cominciano le domande vere.
Quando la sicurezza pesa più del rendimento
Il buono ordinario postale a 20 anni sembra fatto apposta per chi vuole dormire sonni tranquilli (primo motivo). Ogni due mesi si accumulano interessi, anche se non vengono versati sul conto, e il capitale può essere richiesto in qualsiasi momento dopo il primo anno. Una comodità che non è affatto scontata nei mercati finanziari. Il fatto che sia emesso da Cassa Depositi e Prestiti e garantito dallo Stato rappresenta un’ulteriore conferma per chi cerca solidità.

Ma quanto costa, in termini di rendimento, questa tranquillità? La differenza tra il 3% lordo (2,625% netto) offerto dal buono e il 3,86% netto del BTP 01AP45 potrebbe sembrare piccola, ma su vent’anni diventa sostanziale. Con 10.000 euro, alla fine del periodo, il buono postale porta a casa poco più di 17.000 euro, mentre il titolo di Stato spingerebbe il guadagno oltre i 20.000 euro, al netto di imposte e con reinvestimento delle cedole.
Tuttavia, non tutti hanno voglia di seguire i mercati o accettare fluttuazioni. Il buono è semplice: si compra, si conserva, si dimentica (secondo motivo). Il BTP, invece, va monitorato, può oscillare di prezzo se lo si vuole vendere prima della scadenza, e richiede un conto titoli. L’accessibilità del buono postale, che si può sottoscrivere anche online o in ufficio postale senza tecnicismi, continua ad avere un forte richiamo.
Più che un investimento: una scelta di stile
Optare per un buono ordinario a 20 anni non è solo un calcolo di convenienza, ma una scelta culturale. Chi lo acquista non cerca il massimo rendimento, ma una formula che parli di protezione e certezza. È una forma di investimento che guarda al tempo lungo senza ansie, preferendo un rendimento modesto ma certo alla promessa di qualcosa di più grande ma incerto.
Anche la fiscalità ha un suo peso: il buono gode di un’imposta agevolata al 12,5% (anche gli altri titoli di Stato) , contro il 26% applicato su molti altri strumenti finanziari, ad esempio azioni. Non è poco, soprattutto su orizzonti temporali lunghi. E poi c’è il tema della prescrizione: dopo vent’anni c’è un margine ulteriore di dieci anni per il rimborso. Un dettaglio che interessa a chi pensa ai risparmi come a un’eredità silenziosa (terzo motivo).
Nel mondo di oggi, dove l’informazione corre e le opzioni si moltiplicano, a volte la semplicità diventa un valore raro. Il buono postale ventennale è per chi desidera certezze, non performance. Ma viene da chiedersi: quanto vale davvero la tranquillità, quando si lascia sul tavolo un rendimento più alto? La risposta cambia da persona a persona, e forse è proprio questo il punto: investire è sempre, prima di tutto, una questione personale.