I 3 rischi nascosti che penalizzano le banche europee: il vantaggio segreto degli USA grazie a Basilea III

Le regole di Basilea III, pensate per rafforzare la stabilità bancaria globale, si stanno trasformando in un potenziale svantaggio competitivo per le banche europee. Le scelte di politica economica internazionale, sommate alle pressioni del mercato, creano un contesto in cui gli istituti del Vecchio Continente rischiano di pagare un prezzo elevato rispetto ai concorrenti americani.

La questione della regolamentazione bancaria è oggi al centro del dibattito internazionale, soprattutto dopo l’approfondimento degli analisti che mettono in evidenza le differenze tra banche europee e banche statunitensi. L’applicazione rigorosa delle regole di Basilea III nell’Unione Europea obbliga gli istituti a mantenere livelli di capitale e liquidità più elevati, incidendo sulla loro redditività e capacità di erogare credito. Al contrario, negli Stati Uniti la stessa normativa viene applicata in maniera più flessibile, permettendo alle banche di avere margini più ampi di manovra.

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I 3 rischi nascosti che penalizzano le banche europee: il vantaggio segreto degli USA grazie a Basilea III – trading.it

Gli esperti del FMI e della BCE hanno evidenziato come questo squilibrio possa tradursi in un vero e proprio svantaggio competitivo, accentuato dal contesto geopolitico. L’amministrazione americana, sotto la guida di Donald Trump, ha più volte criticato l’eccesso di regole, lasciando intendere che un sistema meno vincolato potrebbe favorire la competitività delle proprie istituzioni finanziarie. Nel frattempo, la Commissione Europea continua a insistere sull’importanza di mantenere un approccio prudente, anche in risposta alla crisi del credito e alle turbolenze del settore immobiliare.

Gli effetti di Basilea III sulle banche europee

Le nuove disposizioni di Basilea III richiedono alle banche europee di aumentare il cosiddetto coefficiente di capitale primario (CET1) e di rafforzare i buffer anticiclici. Secondo i dati diffusi dall’Autorità Bancaria Europea, questo comporta per alcuni grandi istituti un incremento fino a 70 miliardi € in capitale aggiuntivo entro il 2026. Per molti operatori ciò significa ridurre gli utili distribuibili, contenere i dividendi e limitare la crescita del credito. A differenza delle banche americane, che hanno avuto deroghe nell’applicazione della normativa, gli istituti europei si trovano a competere con regole più stringenti e costi di compliance più elevati.

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Gli effetti di Basilea III sulle banche europee – trading.it

Alcuni analisti di Moody’s hanno sottolineato che questo divario potrebbe portare a una riduzione del ROE medio delle banche dell’area euro, rendendole meno attrattive agli occhi degli investitori internazionali. Inoltre, la capacità di sostenere imprese e famiglie attraverso nuovi prestiti potrebbe ridursi proprio in un momento in cui la crescita economica europea richiede maggiore sostegno finanziario.

Il vantaggio competitivo degli Stati Uniti e i rischi per l’Europa

Negli Stati Uniti, il processo di implementazione di Basilea III è stato gestito con criteri meno rigidi, consentendo agli istituti finanziari di mantenere livelli di flessibilità operativa superiori. Secondo quanto riportato da Reuters, le banche americane possono così garantire una maggiore redditività a fronte di requisiti patrimoniali più bassi. Questo crea un divario competitivo con le banche europee, che potrebbero trovarsi svantaggiate anche nell’attrarre capitali globali. La dinamica ha sollevato preoccupazioni anche tra le associazioni bancarie europee, che chiedono un riequilibrio delle regole per evitare un effetto di penalizzazione asimmetrica.

Nel contesto geopolitico, la strategia americana guidata da Trump potrebbe trasformare la regolamentazione in una vera arma economica, accentuando la vulnerabilità del sistema finanziario europeo. A livello sistemico, ciò rischia di tradursi in una maggiore concentrazione dei mercati a favore degli Stati Uniti, mentre l’Europa resta bloccata da vincoli normativi e da una crescita economica moderata. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e della BCE confermano che la sfida non riguarda solo la stabilità bancaria, ma anche il ruolo competitivo dei due blocchi economici sui mercati globali.

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