Perché proprio ottobre e marzo sembrano sempre riservare una sorpresa ai mercati? Ogni anno, come in un copione che si ripete, questi due momenti dell’anno attirano l’attenzione degli analisti di tutto il mondo. Non si tratta solo di numeri o coincidenze.
Dietro quei grafici, ci sono paure collettive, decisioni politiche, tassi d’interesse e crisi improvvise. Eppure, tra tutti questi fattori, qualcosa sembra sempre tornare. Qualcosa che potrebbe trasformarsi in una finestra di opportunità.

C’è qualcosa di quasi poetico nei movimenti dei mercati. Crollano quando nessuno se lo aspetta, rimbalzano quando tutto sembra perduto. A volte basta una notizia, una decisione della Federal Reserve, un fallimento bancario, ed ecco che tutto si muove. Ma c’è anche chi non si lascia prendere dal panico e guarda indietro, ai vecchi cicli, cercando di capire se esiste un filo conduttore. Proprio lì, tra gli archivi polverosi dei dati storici, iniziano a emergere dei segnali ricorrenti. Segnali che non gridano, ma bisbigliano. E chi li ascolta, potrebbe avere un vantaggio. Certo, i mercati non si piegano alle regole come se fossero formule matematiche, ma alcune date ricorrono con una puntualità inquietante. E quando ricorrono, accade qualcosa.
Un occhio esperto potrebbe notare che certi mesi sembrano avere un ruolo più drammatico nella sceneggiatura finanziaria. E ottobre e marzo, su tutti, si prendono il centro della scena. Si potrebbe pensare a una coincidenza, ma le coincidenze iniziano a perdere forza quando si ripetono troppo spesso. In mezzo a dati macroeconomici, crisi geopolitiche e tensioni sui tassi, si nasconde un ritmo più profondo. E chi riesce a sentirlo, forse, può cogliere qualcosa che va oltre il rumore quotidiano.
Ottobre, quando i mercati tremano ma preparano la svolta
Ottobre è un mese che evoca ricordi forti a Wall Street. Non è solo la stagione delle foglie che cadono, ma anche quella in cui i nervi degli investitori vengono messi alla prova. I minimi storici del Dow Jones sembrano trovare in questo mese il loro palcoscenico preferito.

Non serve andare troppo lontano: nel 2002, dopo la tempesta seguita allo scoppio della bolla dot-com, proprio in ottobre si è toccato un fondo. Lo stesso è successo nel 2011, con i timori legati al debito sovrano europeo. E ancora nel 2022, in pieno caos da inflazione post-pandemia, ottobre ha segnato una svolta.
Ma non è solo una questione di eventi isolati. L’analisi stagionale del mercato mostra che ottobre è spesso un mese volatile, carico di aspettative e paure. Le aziende chiudono i bilanci fiscali, gli investitori rivedono le proprie strategie, e il mercato, spesso saturo di pessimismo, trova in questo mese un terreno fertile per ripartire. È come se il mercato stesso, dopo aver scaricato tutta la tensione, trovasse in ottobre la forza per cambiare direzione.
Il crollo del 1929, il Black Monday del 1987, e anche il più recente rimbalzo del 2022: tutti eventi che danno a ottobre un’aura quasi mistica, di mese “di resa dei conti”. I trader più esperti sanno che, in questo periodo, qualcosa accade quasi sempre. Forse perché le aspettative si allineano con la realtà, o forse perché i fondamentali tornano a parlare più forte delle emozioni.
Marzo, quel momento in cui il pessimismo lascia spazio a nuovi inizi
Se ottobre rappresenta il fondo, marzo sembra incarnare la ripartenza. Ma non tutto il mese: sono i primi dieci giorni quelli da tenere d’occhio. Lì si concentrano momenti storici che hanno cambiato il corso degli indici. Il 9 marzo 2009, ad esempio, è stato il giorno che ha segnato la fine del crollo finanziario globale. Da lì è nato uno dei più lunghi bull market della storia.
Anche nel 2023, nonostante le ombre gettate dal fallimento della Silicon Valley Bank, la prima decade di marzo ha segnato un punto di ripartenza per il DJIA. I motivi possono essere diversi: dati macroeconomici più chiari, ricalibrature dei portafogli dopo l’inizio dell’anno, o semplicemente la fine del torpore invernale che lascia spazio a una visione più lucida.
In fondo, il mercato è fatto di persone. E marzo è il mese in cui si torna a guardare avanti con più energia. Le delusioni di inizio anno lasciano spazio a un nuovo ciclo, e questo si riflette nei grafici. Chi segue i cicli sa che la prima parte di marzo va osservata con attenzione. Non sempre è lì che parte il rialzo, ma spesso è lì che finiscono le paure. E in borsa, quando finisce la paura, cominciano le opportunità.
Anche se non esiste una formula infallibile, la ripetizione di certi schemi nel tempo non può essere ignorata. E forse, invece di inseguire ogni notizia, vale la pena ogni tanto fermarsi a guardare il calendario. Perché ottobre e marzo, nel silenzio dei numeri, sembrano sussurrare storie che vale la pena ascoltare.