I BTP in scadenza nel primo trimestre del 2026 continuano ad attirare l’attenzione degli investitori per la loro breve durata e rendimenti netti prossimi al 2%. Ma dietro questi numeri si nascondono importanti differenze su cedole, prezzi e credito d’imposta che incidono sul guadagno reale.
Nel panorama dei titoli di Stato italiani, i BTP a breve scadenza restano tra le opzioni più stabili e facilmente gestibili. Gli ultimi dati disponibili mostrano come tre titoli con scadenza entro marzo 2026 offrano rendimenti netti che oscillano tra l’1,8% e l’1,9%, con differenze legate al prezzo di acquisto e alla durata residua. Si tratta dei titoli con codice ISIN IT0005514473, IT0005584302 e IT0004644735, con tassi cedolari rispettivamente del 3,5%, 3,2% e 4,5%.
La loro breve vita residua, inferiore a quattro mesi, li rende strumenti particolarmente utilizzati per strategie conservative, anche se la comprensione del rendimento netto annuo e del credito d’imposta resta fondamentale per valutare l’effettiva convenienza. Il contesto attuale dei tassi di interesse favorisce ancora un buon rapporto tra rischio e stabilità, ma la redditività dipende in gran parte dalla corretta lettura dei numeri.
Analizzando i dati, il BTP 3.5-15GE26 mostra un rendimento netto pari a circa 1,87%, il BTP 3.2-28GE26 offre l’1,84%, mentre il BTP 4.50-1MZ26 si ferma all’1,81%. A prima vista, il rendimento più alto è associato al primo titolo, ma le differenze sono minime e legate al prezzo, che in tutti i casi supera lievemente la pari (tra 100,26 € e 100,80 €). Come spiegato da analisti di Borsa Italiana, il prezzo d’acquisto influisce sul rendimento effettivo, poiché il rimborso avviene a 100 €, riducendo il guadagno nominale.
Un altro elemento chiave è la cedola netta, ossia la quota percepita dopo la tassazione al 12,5% prevista per i titoli di Stato.
Per esempio, la cedola lorda del 4,5% del terzo titolo si traduce in un valore netto di circa 3,91%, che determina un flusso periodico stabile ma non proporzionale al rendimento annuo effettivo, data la durata residua molto breve. Se questi rendimenti vengono annualizzati — ossia proiettati su un periodo di dodici mesi — il rendimento teorico arriverebbe intorno al 5%, ma si tratta di un valore puramente indicativo, non rappresentativo del guadagno effettivo. In pratica, chi mantiene il titolo fino a scadenza otterrà un rendimento lordo realistico compreso tra l’1,8% e il 2% su base effettiva.
Un aspetto spesso trascurato riguarda il credito d’imposta e la relativa tassazione. Nei titoli indicati, il credito d’imposta risulta rispettivamente dello 0,03% per i primi due e dello 0,10% per il BTP con tasso 4,50%. Come chiarito da esperti fiscali, si tratta di un credito riconosciuto al momento della cedola che riduce l’imposta dovuta, migliorando leggermente il rendimento complessivo. A livello pratico, per un investitore con un portafoglio da 10.000 € su un titolo con rendimento netto dell’1,85%, il guadagno effettivo sarebbe di circa 185 € al netto delle imposte. In questo calcolo, il credito d’imposta compensa una parte minima dell’onere fiscale, ma non modifica in modo significativo il risultato finale.
Un esempio concreto: chi acquistasse oggi il BTP 4.50-1MZ26 a 100,80 €, riceverebbe a marzo 2026 il rimborso a 100 € più la quota di cedola maturata. L’utile reale deriverebbe dalla cedola e non dal capitale, data la differenza negativa tra prezzo e rimborso. In questo senso, il rendimento reale dipende dal rapporto tra durata, prezzo e tassazione più che dal solo tasso cedolare. Va sottolineato che i BTP a breve termine restano comunque tra gli strumenti più trasparenti del mercato, con vantaggi fiscali rispetto ad altri prodotti a reddito fisso, soggetti a imposta del 26%. Questa differenza d’aliquota (12,5% contro 26%) si traduce in un rendimento netto più alto a parità di condizioni di mercato. Nel contesto attuale, caratterizzato da tassi di riferimento in fase di stabilizzazione, i BTP in scadenza nel 2026 offrono un equilibrio interessante tra sicurezza, liquidità e rendimento netto, con la certezza del rimborso a breve termine e un carico fiscale contenuto che li rende ancora strumenti efficienti nel breve periodo.
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