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I soldi per le armi ci sono: che cosa ha fatto Beretta

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Giungono notizie di un importante investimento effettuato da Beretta, la nota fabbrica di armi. Per una volta è l’Italia ad acquistare all’estero.

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Siamo abituati, negli ultimi anni, ad aver visto tante imprese “DOC” italiane abbandonare il tricolore e trovare una nuova identità all’estero. Pensiamo ad esempio a tanti brand divenuti iconici e rappresentativi proprio del Made in Italy e che adesso appartengono a USA, Francia, Germania, ma anche Sud Corea e Hong Kong. Per citare le “perdite” più preziose, possiamo ricordare Algida, passata alle mani olandesi; Atala, che se ne è volata in Turchia; i Baci Perugina, che sono stati acquisiti dagli svizzeri; per non parlare di Barilla, che adesso è americana. Insomma, i nostri migliori marchi ci hanno “abbandonato”. Di controtendenza, però, una nota società italiana ha effettuato un’acquisizione molto importante. Ciò fa anche (inevitabilmente) riflettere.

Cosa ha fatto Beretta, la fabbrica di armi italiana

Fondata in tempi antichi da Bartolomeo Beretta, la fabbrica di armi italiana che ha sede a Gardone Val Trompia (in Provincia di Brescia), vanta una lunga storia costellata di vendite, grandi affari e produzione dei più disparati tipi di arma da fuoco: fucili, mitragliatori, pistole e svariati accessori per chi li utilizza. I suoi prodotti vengono usati dai civili ma anche dai militari e dalle Forze dell’Ordine, in tutto il mondo. Insomma, è un marchio impossibile da non conoscere. La novità è che in questo periodo si è concluso un affare a cui Beretta lavorava da tempo, almeno qualche anno. Parliamo dell’acquisizione del 100% di Ruag Ammotec, che per chi non lo sapesse è il principale gruppo europeo che produce e distribuisce munizioni leggere.

In questo modo, il Gruppo Beretta arriva a raddoppiare ampiezza, dipendenti e soprattutto introiti: a seguito dell’acquisizione vedremo far parte della società 6.000 dipendenti e un fatturato aggregato di circa 1,5 miliardi di euro. Tra Beretta e il Governo svizzero sono stati presi degli accordi, che prevedono il mantenimento dei siti produttivi esistenti in maniera integrale. Ad oggi, la società italiana “ha avviato le pratiche per ottenere le approvazioni governative obbligatorie” ed entro 6 mesi dovrebbe avere il pieno controllo della nuova proprietà.

Indubbiamente si tratta di un ottimo affare, come afferma anche Pietro Gussalli Beretta (Presidente ed Amministratore Delegato della Beretta Holding S.A): “È un momento molto speciale nella storia del nostro gruppo . Dopo aver lavorato quasi tre anni a questo progetto, diamo un caloroso benvenuto nel nostro gruppo agli oltre 2.700 dipendenti di Ruag“.

Quando il business è business

L’orgoglio italiano, insomma, quando vuole sa trovare le risorse e riesce a non “svendersi” al primo che capita. Certo è, visti anche i tempi di guerra, che sarebbe bello sentir parlare di investimenti in altri comparti. Pur con tutto il rispetto, ovviamente, per questa grandissima azienda che ha fatto, e sta facendo, la storia di una parte del business del Bel Paese. Vengono però alla mente le parole di un noto economista e saggista, Peter Ferdinand Drucker, che affermava “Scopo del business è creare i clienti e mantenerli.

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