Trump torna a colpire con i dazi, e i mercati globali reagiscono di riflesso. Ma in mezzo a tanta incertezza, alcune aziende riescono non solo a resistere, ma addirittura a rafforzarsi. Mentre l’economia globale si contrae, ci sono titoli che trovano linfa proprio nei confini nazionali, sfuggendo alla pressione del commercio internazionale. Una panoramica inattesa su chi prospera quando la politica si fa più dura.
Basta una frase, un tweet, un decreto, e i mercati cambiano direzione. Quando Donald Trump torna a spingere sul protezionismo, le conseguenze si fanno sentire ben oltre i confini statunitensi. Tuttavia, non tutte le aziende subiscono passivamente questi colpi. Alcune hanno costruito un modello capace di reggere alle tensioni commerciali, anzi, ne traggono beneficio. Lontane dalla dipendenza da fornitori esteri, con una base solida sul territorio americano, si muovono in controtendenza.

Nel complesso scacchiere della finanza globale, questi titoli diventano veri e propri baluardi. Operano in settori essenziali o difficilmente delocalizzabili, e sanno intercettare i cambiamenti in modo rapido. Sono, di fatto, le nuove “difese naturali” contro i dazi. In un’epoca in cui tutto si globalizza, puntano sull’interno, e vincono. Non con colpi di fortuna, ma con strategie ben definite, basate su produzione, logistica e una lettura lucida del mercato.
Le aziende americane che sfruttano il mercato interno per rafforzarsi nei momenti di crisi commerciale
Le aziende che riescono a proteggersi meglio dai dazi imposti da Trump sono quelle che operano quasi esclusivamente sul suolo americano. La loro forza è il radicamento nel mercato interno, che le isola dagli scossoni delle catene globali. È il caso di società come Dollar General, AutoZone e Domino’s Pizza. Il loro modello si basa sulla domanda locale, che resta stabile anche quando le politiche commerciali si fanno più aggressive.

Le azioni anti dazi di queste imprese mostrano una resilienza che attira l’attenzione degli analisti. Dollar General, ad esempio, continua a crescere grazie alla sua diffusione capillare in aree rurali e suburbane, dove il risparmio resta una priorità. AutoZone, specializzata nei ricambi per auto, si avvantaggia del fatto che molte famiglie, in tempi incerti, preferiscono riparare piuttosto che sostituire. Anche Domino’s, con una rete di distribuzione efficiente e totalmente nazionale, mantiene alti margini di redditività.
A questi esempi si aggiungono realtà industriali come Caterpillar, Deere & Company e Rockwell Automation. Queste aziende stanno beneficiando del fenomeno del reshoring, ossia il ritorno della produzione in territorio americano. In un contesto di restrizioni commerciali, produrre in casa diventa una mossa vincente. Caterpillar, ad esempio, ha saputo rafforzare la propria posizione investendo nei data center e nell’automazione, settori sempre più strategici anche per l’economia interna.
Le azioni americane anti dazi in questo comparto non sono solo protette, ma spesso trainano l’intero settore grazie a una combinazione di innovazione, logistica efficiente e visione di lungo periodo.
Quando tecnologia e sanità diventano rifugi sicuri nel caos delle politiche commerciali
Anche nel mondo della tecnologia, non mancano esempi di imprese capaci di aggirare i dazi con agilità. Apple, Microsoft e NVIDIA riescono a compensare le restrizioni commerciali grazie alla flessibilità della loro filiera produttiva e alla natura digitale di molti dei loro servizi. Nonostante qualche critica sulla mancanza di novità rivoluzionarie, Apple continua a essere apprezzata per la solidità dei suoi risultati e per i consistenti programmi di buyback.
Microsoft, dal canto suo, sta rafforzando la sua leadership nell’intelligenza artificiale e nei servizi cloud, mentre NVIDIA domina il mercato dei semiconduttori per data center e gaming. La loro capacità di adattamento, unita a una domanda globale sempre più forte, consente di ridurre l’impatto dei dazi su profitti e prospettive.
Al di fuori del tech, un altro settore che mostra grande stabilità è la sanità. Johnson & Johnson, Pfizer e UnitedHealth Group operano in un campo dove la domanda non conosce crisi. La loro presenza radicata negli Stati Uniti, unita alla costanza dei ricavi, le rende particolarmente interessanti per chi cerca investimenti difensivi. In particolare, le azioni americane considerate anti dazi in ambito sanitario si confermano scelte solide, spesso premiate dalla Borsa anche nei momenti più incerti.