È davvero possibile che i mercati finanziari seguano le stagioni? Alcuni citano la luna, altri il sole, ma esistono dati che sembrano raccontare una storia più concreta. Una vecchia teoria sostiene che certi mesi dell’anno siano meno favorevoli per investire.
Tra maggio e settembre, i rendimenti dei mercati sarebbero sistematicamente più bassi rispetto al periodo ottobre-aprile. Fantasia o realtà? Un secolo di dati lascia pochi dubbi. La finanza, fatta di numeri ma anche di abitudini ricorrenti, sembra danzare al ritmo di un calendario invisibile.

Certe idee nel mondo della finanza passano di bocca in bocca, come proverbi. Una di queste è il famoso “sell in May and go away”. Non si tratta solo di folklore: ci sono studi che indicano come il periodo tra maggio e settembre, negli ultimi cento anni, abbia avuto una performance decisamente inferiore rispetto a quello tra novembre e aprile. Ma la cosa più interessante non è tanto il dato in sé, quanto ciò che può suggerire: una relazione nascosta tra stagioni, comportamenti e mercati.
Sembra incredibile pensare che la Borsa possa essere influenzata dal tempo che fa o dalle vacanze estive, ma chi osserva i grafici sa che certe tendenze si ripetono con sorprendente regolarità. E non è solo questione di statistica. La mente umana, con i suoi ritmi, le sue paure e aspettative, ha un peso enorme nel determinare l’andamento dei mercati azionari.
Tra dati storici e comportamenti ciclici: il fascino dell’effetto stagionale
Lo schema che divide l’anno in due grandi blocchi, da ottobree ad aprile e da maggio a ottobre, ha radici profonde nella storia dei mercati finanziari. In media, il primo periodo ha mostrato rendimenti nettamente migliori. Le ragioni sono molteplici. Da un lato, i mesi invernali sono più densi di attività economica e di decisioni politiche. Dall’altro, in estate, molti operatori riducono la propria esposizione, complice la bassa liquidità e l’assenza di notizie rilevanti.

La spiegazione più solida resta però quella comportamentale. La finanza comportamentale suggerisce che gli investitori si muovano secondo schemi prevedibili: quando si avvicinano le vacanze, cala l’interesse, aumenta la cautela. Non è raro vedere mercati più stabili o deboli nei mesi estivi, seguiti da recuperi tra settembre e novembre.
Chi investe deve tener conto di questi elementi, ma senza cadere nell’automatismo. I cicli stagionali dei mercati non sono regole fisse, bensì tendenze statistiche che possono offrire una chiave di lettura in più. E magari un’opportunità, per chi sa osservare con attenzione.
Comunque, questa statistica non va sottovalutata, anzi, potrebbe essere un prezioso aiuto per chi vuole monitorare e fare previsioni sui mercati con più probbailità a favore.