Un cane morde un bambino, ma per la Cassazione la colpa è sua: il verdetto che fa tremare i genitori e solleva un’ondata di polemiche. Una semplice catena al cancello basta per assolvere il padrone. In gioco c’è molto più di una sentenza: si parla di tutela dei minori, custodia degli animali e responsabilità civile. Quando un gesto infantile diventa un caso fortuito, anche la legge sembra smarrire il suo equilibrio.
Era una giornata come tante, in un contesto che sembrava tranquillo. Un bambino di otto anni, un cortile, un cane legato con una catena e nessun lucchetto a chiudere l’accesso. Il piccolo entra, gioca, provoca, e l’animale reagisce. Da qui inizia una vicenda legale che ha sconvolto molte certezze, culminata con una decisione della Corte di Cassazione che ha cambiato il modo di leggere l’articolo 2052 del codice civile.

La responsabilità per danni causati da animali, un tempo considerata quasi automatica, oggi sembra potersi spezzare. Tutto dipende da una parola: “caso fortuito”. Ed è proprio questa l’espressione chiave su cui la Cassazione ha fondato il suo verdetto, sollevando completamente il padrone da ogni colpa e attribuendo l’intera responsabilità all’agire del bambino e alla mancanza di vigilanza da parte dei genitori.
Quando una semplice azione infantile diventa un evento imprevedibile agli occhi della giustizia
Nel cuore della sentenza, c’è una valutazione molto netta: il comportamento del minore è stato così anomalo da interrompere il legame tra la condotta dell’animale e il danno causato. In pratica, il bambino ha varcato la soglia di una proprietà delimitata da una catena non chiusa e ha infastidito l’animale. Per la Corte, tutto ciò è bastato a far cadere la responsabilità oggettiva del proprietario.

Ma davvero si può pensare che un bambino abbia piena consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni? Secondo molte teorie psicologiche, a otto anni la percezione del pericolo è ancora fragile. La curiosità è spesso più forte della prudenza. Trattarlo come un adulto, anche solo nel riconoscimento della colpa, appare come una forzatura. In altri settori del diritto, la minore età viene invece tutelata proprio per la sua vulnerabilità.
Questo cambio di prospettiva giuridica preoccupa chi si occupa di minori e infanzia. Perché rischia di trasformare il naturale comportamento di un bambino in una colpa, e la responsabilità genitoriale in una scappatoia per altri soggetti.
Custodire un animale non basta più: la recinzione simbolica diventa una giustificazione legale
L’altro aspetto centrale riguarda le condizioni di custodia del cane. Una catena attorcigliata a un cancello, senza serrature né lucchetti, è stata considerata sufficiente. Questo nuovo standard rischia di abbassare drasticamente il livello di diligenza richiesto a chi possiede animali potenzialmente pericolosi.
L’articolo 2052, che da sempre si fonda su un principio di rigida responsabilità, sembra perdere forza in questo scenario. Se basta una protezione simbolica per evitare le conseguenze di un’aggressione, allora la sicurezza degli altri – specialmente dei bambini – viene messa in secondo piano.