Il CGT bacchetta il Fisco, atto annullato se non considera le osservazioni del contribuente

Una recente sentenza ha ribaltato il rapporto di forza tra contribuente e amministrazione finanziaria. Non è più accettabile che il Fisco ignori le osservazioni di chi si difende con argomenti validi. La Commissione tributaria di Foggia ha messo in chiaro che un atto può essere annullato se manca una risposta concreta. Dietro questa pronuncia c’è molto più di una semplice disputa tecnica. È in gioco il diritto a essere ascoltati, rispettati e tutelati, anche di fronte a un potere così forte come quello dell’Agenzia delle Entrate. Questa vicenda non riguarda solo i commercialisti o chi lavora nel settore fiscale: può toccare chiunque.

Capita spesso di ricevere un avviso di accertamento e di sentirsi soli. Le osservazioni inviate sembrano non avere peso, come se la controparte fosse sorda. Invece, qualcosa sta cambiando. Nella sentenza n. 1484/1/2025, la Commissione Tributaria di Foggia ha stabilito che un atto fiscale è annullabile se non prende in considerazione in modo motivato le controdeduzioni del contribuente.

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Il CGT bacchetta il Fisco, atto annullato se non considera le osservazioni del contribuente-trading.it

In questo caso, un ristoratore aveva ricevuto un accertamento per presunti maggiori ricavi e IVA non dichiarata. Aveva risposto per tempo, fornendo spiegazioni e rilievi puntuali. Ma l’amministrazione aveva ignorato tutto, come se quelle osservazioni non fossero mai esistite.

Quando il Fisco non risponde alle osservazioni il contribuente può ottenere l’annullamento dell’atto

La decisione dei giudici pugliesi rappresenta una conferma importante: il principio del contraddittorio non è una formalità, ma un diritto fondamentale. Se il contribuente presenta osservazioni prima che l’atto diventi definitivo, queste devono essere analizzate e, se non accolte, è necessario spiegare perché. Non è sufficiente procedere come se nulla fosse stato ricevuto. Questo è ciò che ha stabilito la CGT di Foggia, accogliendo il ricorso del contribuente.

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Quando il Fisco non risponde alle osservazioni il contribuente può ottenere l’annullamento dell’atto-trading.it

L’Agenzia delle Entrate, secondo la Commissione, ha agito violando il dovere di confronto. L’atto era carente non solo dal punto di vista documentale, ma anche sul piano logico-giuridico: mancava una motivazione che tenesse conto delle risposte ricevute. È qui che il concetto di atto motivato assume rilievo: non basta scrivere una formula generica. Serve un’analisi reale e specifica.

Non si tratta di cavilli. Questo principio è alla base di un rapporto equo tra cittadino e amministrazione. La sentenza, infatti, non fa che applicare quanto già previsto dallo Statuto del contribuente e confermato in diverse pronunce della Corte di Cassazione. Se non si motiva in relazione a quanto ricevuto, l’atto perde legittimità. È un segnale forte che rafforza la tutela del contribuente.

La sentenza di Foggia crea un precedente importante che valorizza davvero il diritto al contraddittorio

Il caso del ristoratore mostra con chiarezza cosa succede quando il sistema funziona come dovrebbe. Il contribuente si è difeso, ha argomentato, ha partecipato al procedimento. L’amministrazione, invece, ha scelto la via del silenzio. Ma il silenzio, in un procedimento che dovrebbe essere fondato sul confronto, non può essere ammesso.

Questo precedente rafforza il messaggio che anche nelle fasi precedenti al contenzioso, il dialogo è un elemento chiave. Non serve solo per evitare errori, ma per costruire atti solidi, condivisi e meno esposti a ricorsi. Anche l’Agenzia delle Entrate, nelle sue recenti circolari, ha richiamato gli uffici alla necessità di valorizzare il contraddittorio, non per gentile concessione, ma per obbligo normativo.

D’ora in avanti, chi riceve un accertamento ha uno strumento in più: pretendere che ogni osservazione venga valutata, che ogni rilievo venga preso sul serio. E se questo non accade, sarà possibile chiedere l’annullamento dell’atto.

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