Il dipendente pubblico deve restituire gli stipendi se rientra nei casi previsti dalla Corte dei Conti: tutti i dettagli

Si parla di esclusività, un principio che il dipendente pubblico deve rispettare, altrimenti deve restituire gli stipendi.

La Corte dei Conti ha riconosciuto la responsabilità erariale di una docente che ha mancato il rispetto del principio di esclusività, da cui ne è direttamente conseguita una condotta incompatibile rispetto la sua professione. Ecco il caso concreto e la sua risoluzione.

sfondo dipendente preoccupato e mani che tengono sacchetto euro
Il dipendente pubblico deve restituire gli stipendi se rientra nei casi previsti dalla Corte dei Conti: tutti i dettagli- Trading.it

La docente avrebbe svolto nello stesso momento l’attività di amministratrice presso una società in accomandita e di una in nome collettivo, violando il dovere di esclusiva che contraddistingue il dipendente pubblico.

Inoltre, avrebbe anche prestato dichiarazione di assenza di cause di incompatibilità, nonostante realizzasse l’attività indicata e che non è soprattutto, autorizzabile.

La Corte dei Conti della Toscana mediante la sent. n. 55/2025 afferma che l’importanza del principio di esclusività. Questo sancito dall’art. 98 della Costituzione ha il fine di assicurare più aspetti. Da un lato, il buon andamento, ponendo il dipendente pubblico nella condizione di dedicarsi quasi del tutto, al datore di lavoro pubblico.

In questo caso la scuola, ma salvo sempre casi di autorizzazione di altra attività dove ciò sia ammesso per legge. Dall’altro lato, si cerca di conferire imparzialità all’azione amministrativa, facendo venire meno attività o affari privati che possano in qualche modo condizionare l’esercizio delle funzioni principali.

Questo definito dalle sentenze n. 8846/2020; 12626/2020; 11949/2019; 20880/2018; 28975/2017.

Quando il dipendente pubblico deve restituire gli stipendi, pronuncia definitiva

La questione è delicata perché s’intersecano più riferimenti normativi. Si pone il quadro completo che unisce la normativa primaria, quella che lega i dipendenti pubblici in sé, e in questo caso, a quella specifica del personale scolastico.

persone che parlano e fanno calcoli alla scrivania
Quando il dipendente pubblico deve restituire gli stipendi, pronuncia definitiva- Trading.it

I docenti possono svolgere altre attività, ma è importante che non siano incompatibili con la professione principale, che è quella di essere dipendente pubblico dello Stato, perché insegnanti di ruolo. Infatti, ci sono attività autorizzabili, solo relativamente incompatibili, e specificatamente non autorizzabili in senso assoluto.

Appunto, tra queste vietatissime, rientrerebbero proprio quelle di tipo commerciale di gestione di impresa sociale a mezzo dell’assunzione di incarichi gestori. Questo secondo gli articoli n. 60, del d.P.R. n. 3/1957; art. 53, comma 6, del d. lgs. n. 165/2001; art. 508, commi 10 e 15, del d. lgs. n. 297/1994.

Se si viola l’obbligo di esclusiva, il principio sopracitato posto all’art. 53 comma 7, del d. lgs. n. 165/2001, si disciplina nel seguente modo.

Se si parla di incompatibilità “relativa”, salvo gravi sanzioni e tenendo conto della responsabilità disciplinare, il compenso per le prestazioni in più svolte rispetto la professione principale, deve essere versato a cura dell’erogante o in difetto, dal precettore nel conto dell’entrata dell’amministrazione di appartenenza.

Ma è al comma 7-bis che si definisce che l’omissione del versamento è ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione delle Corte dei Conti.

Nel caso in esame, non c’è dubbio sulla responsabilità della docente, che in qualità di dipendente pubblico deve restituire gli stipendi. Rivestendo la posizione di socio accomandatario, è responsabile della gestione dell’impresa sociale ai sensi degli artt. 2315 e 2318 del c.c., e di quella di socio di società in nome collettivo ai sensi degli artt. 2257 e ss. e 2260 del c.c..

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