C’è un momento preciso in cui tutto sembra sotto controllo: la firma davanti al notaio, la stretta di mano, la casa venduta. Ma qualcosa può cambiare in un attimo.
Quando la prima casa passa di mano, si apre una porta invisibile che pochi vedono. E lì, entra in gioco l’Agenzia delle Entrate. Non si tratta solo di regole astratte, ma di conseguenze concrete. Ciò che sembrava un nuovo inizio può diventare un nuovo problema. La legge parla chiaro, anche se non lo fa mai ad alta voce.

La prima casa, finché è abitazione principale e unico immobile di proprietà, gode di una tutela particolare: non può essere pignorata dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Ma questa protezione è legata a precisi requisiti. L’immobile non deve appartenere alle categorie catastali di lusso, deve essere effettivamente abitato e non devono esistere altri immobili intestati al debitore. Un equilibrio delicato, che crolla appena l’immobile viene venduto.
Il passaggio di proprietà cambia completamente la prospettiva. Il denaro ottenuto non beneficia più della stessa protezione. Da quel momento, può essere oggetto di pignoramento presso terzi o pignoramento del conto corrente, come previsto dal codice di procedura civile. Non importa che l’intenzione del venditore fosse di ripartire, magari comprando una nuova casa o sistemando i conti. Se c’è un debito con il fisco, quel denaro diventa accessibile.
La tutela svanisce con la vendita: cosa può fare davvero l’Agenzia delle Entrate
Nel momento in cui si vende la prima casa, il notaio è obbligato a effettuare delle visure ipocatastali. Se emergono ipoteche dell’Agenzia delle Entrate, la vendita non può concludersi liberamente. In questi casi, una parte del prezzo può essere vincolata per estinguere il debito. È una procedura comune, ma spesso ignorata finché non ci si trova direttamente coinvolti.

Anche in assenza di ipoteche formali, l’Agenzia può intervenire subito dopo la vendita. Appena le somme entrano nel conto del debitore, diventano pignorabili. Non sono rari i casi in cui, nel giro di pochi giorni, l’intera cifra viene bloccata. La legge non distingue tra chi ha venduto per necessità o per convenienza. Il denaro è considerato patrimonio disponibile. E se c’è un debito fiscale, si agisce.
La giurisprudenza, come nel caso della Cassazione Civile n. 19270/2014, ha chiarito che non esistono scappatoie. Anche se l’immobile era protetto prima della vendita, il ricavato non lo è più. La normativa non è nuova, ma continua a colpire chi non ha gli strumenti per leggerla nel dettaglio.
Forse la vera domanda è: vendere la prima casa libera davvero dal peso del debito, o sposta solo il problema da un bene fisico al saldo del conto corrente? Ogni scelta, in casi come questi, merita un’analisi attenta. Perché, a volte, non è vendere la soluzione, ma capire prima chi sta osservando.