Quando un gigante di Wall Street rallenta, il mondo si ferma a guardare. Warren Buffett, con il suo stile pacato ma deciso, sembra lanciare segnali che non tutti colgono. Perché un investitore che ha fatto la storia sceglie di non seguire l’euforia dei mercati? È solo prudenza o il preludio di una strategia più complessa? I numeri parlano chiaro: il portafoglio di Berkshire Hathaway cambia volto, ma senza i colpi di scena che molti prevedevano. C’è chi legge queste scelte come una difesa, altri come la preparazione silenziosa al momento giusto per agire. Una cosa è certa: Buffett non muove miliardi per caso e oggi, più che mai, le sue azioni sembrano dire molto più delle parole.
Negli ambienti finanziari, il nome di Warren Buffett ha un peso che va oltre i numeri. Le sue mosse attirano l’attenzione di investitori e analisti in tutto il mondo.

Negli ultimi mesi, mentre l’indice S&P 500 raggiungeva valutazioni che molti giudicano insostenibili, Buffett ha compiuto scelte sorprendenti: ha ridotto la sua esposizione in alcune banche come Bank of America, liquidato la posizione in Citigroup e venduto milioni di azioni di altre società. Ma a colpire di più è la liquidità: oltre 330 miliardi di dollari che restano in cassa. Non è solo un paracadute, ma un messaggio al mercato. È il modo con cui Buffett dice che non è disposto a pagare prezzi che giudica troppo alti.
Non si tratta solo di vendite: anche l’assenza di acquisti rilevanti fa riflettere. I nomi storici del portafoglio, Apple, Coca‑Cola, American Express, Kraft Heinz, restano invariati, ma senza nuovi investimenti. Accumulare liquidità, per Buffett, non significa inattività: è un’attesa strategica. È pronto a muoversi quando le condizioni offriranno margini di sicurezza adeguati. La pazienza, nella sua filosofia, non è un lusso ma uno strumento per ottenere risultati migliori.
Un indicatore che accende l’allarme
Per capire davvero la posizione di Buffett occorre guardare al cosiddetto Indicatore Buffett, che confronta la capitalizzazione del mercato statunitense con il PIL. A metà 2025 si colloca tra il 197 e il 200%, in alcune stime persino oltre il 210%. Numeri che, per l’Oracolo di Omaha, non sono incoraggianti. Nei suoi interventi pubblici ha sempre sostenuto che valori vicini al 70‑80% rappresentano un mercato equilibrato. Oggi siamo ben lontani da quei livelli e il segnale è chiaro: il mercato è sopravvalutato e i rischi aumentano.

E non è solo questo indicatore a preoccupare. Il rapporto prezzo‑utili corretto per il ciclo (Shiller P/E) si aggira intorno a 38, lo stesso livello visto alla vigilia della bolla del 2000. Il P/E forward supera 22 e il rapporto prezzo‑vendite ha oltrepassato quota 3. Sono numeri che raccontano un mercato dove le aspettative di crescita sono già incorporate nei prezzi. Di fronte a queste condizioni, Buffett preferisce restare fermo, mantenendo risorse pronte per essere impiegate quando il mercato offrirà opportunità reali.
Un contesto che spinge alla prudenza
La strategia di Buffett non si comprende senza considerare il quadro generale. Le tensioni commerciali e l’aumento dei dazi stanno rallentando consumi e produzione industriale. La curva dei rendimenti, tradizionale segnale di possibile recessione, resta invertita, mentre diversi economisti stimano oltre il 60% di probabilità di contrazione economica nei prossimi dodici mesi. Sullo sfondo pesano l’enorme debito pubblico e l’incertezza legata alle politiche fiscali e commerciali globali. Parlare di solidità diventa difficile in un simile scenario.
Accumulare liquidità non è quindi solo un atto di cautela. È un modo per prepararsi a sfruttare i momenti di panico, quelli in cui Buffett storicamente ha trovato le occasioni migliori. Quella che oggi appare come immobilità può trasformarsi, domani, in azione rapida e mirata. Forse il vero insegnamento non è chiedersi cosa comprerà Buffett, ma imparare a guardare i mercati con la sua stessa calma e lungimiranza.