Cosa succede quando l’ex marito si rifiuta di rimborsare le spese dei figli? E se, invece di una spiegazione, arriva una sentenza della Cassazione? Un evento reale, uno scambio di accuse, un documento che cambia tutto. Dietro a una quotidianità familiare apparentemente normale, si nasconde una questione di diritti, doveri e documenti che non lascia più spazio all’improvvisazione. Questa storia è diventata un precedente. E da quel momento, niente è stato più come prima per i genitori separati.
Quando è arrivata quella risposta, sembrava solo un’altra scusa per evitare di pagare. Una madre, dopo aver coperto alcune spese mediche per il figlio, chiede il rimborso all’ex marito. Ma lui non dice no: risponde con la sentenza 22522/2025 della Corte di Cassazione. Nessuna parola in più. Nessuna trattativa. Solo un documento, forte e chiaro. Il messaggio implicito è inequivocabile: senza prova, non c’è rimborso.

Fino a quel momento, tra genitori separati era comune accordarsi a voce o tramite messaggi. Bastava una ricevuta mostrata di fretta o una cifra detta al telefono. Ma ora serve molto di più. La Corte ha stabilito che, per le spese dei figli, ogni richiesta deve essere supportata da documenti tracciabili: ricevute, scontrini, fatture, bonifici. Niente carta, niente soldi.
Sentenza della Cassazione: svolta radicale nei rimborsi tra ex coniugi
La Corte di Cassazione ha messo nero su bianco un principio nuovo: il solo fatto che un accordo di separazione preveda la divisione delle spese straordinarie dei figli non basta più. Senza prova concreta della spesa, il genitore che anticipa non può pretendere nulla. Il concetto di “fiducia” tra ex partner, almeno in ambito economico, viene archiviato.

E non si tratta solo di conservare gli scontrini. Serve una vera e propria organizzazione. Ogni spesa va documentata e, in molti casi, anche concordata prima. Per esempio, se un genitore vuole iscrivere il figlio a un corso di inglese o ad attività sportive, non può decidere da solo. Serve l’ok dell’altro. E poi bisogna conservare tutto: dal preventivo al bonifico. Solo così si potrà richiedere la propria quota.
La sentenza è nata anche per ridurre il numero crescente di cause tra ex coniugi, spesso bloccate per anni su spese di poche centinaia di euro. Oggi, se una spesa non è documentata, non viene riconosciuta. E nemmeno l’omologazione del tribunale, da sola, basta più. Ogni spesa va tracciata, con precisione e trasparenza.
Separazioni e spese dei figli: la nuova realtà quotidiana
L’impatto è evidente: ogni genitore separato si ritrova a gestire un archivio di giustificativi, autorizzazioni e ricevute. Anche per le spese più ovvie, come un vaccino o un paio di scarpe ortopediche. Il rischio di perdere il rimborso, anche se previsto dall’accordo, è concreto. Basta una ricevuta mancante o un consenso non formalizzato.
La Corte ha voluto tutelare entrambi i genitori. Da un lato, chi paga deve essere certo che la spesa sia reale. Dall’altro, chi anticipa deve sapere che solo con la documentazione potrà ottenere quanto dovuto. Una visione rigida, ma chiara.
Questa nuova impostazione richiede un cambio di mentalità. Ogni acquisto per i figli deve essere pianificato e documentato. È l’unico modo per evitare conflitti, incomprensioni e, soprattutto, lunghe e costose battaglie legali. La separazione non è più solo un atto giudiziario, ma anche una responsabilità amministrativa quotidiana.