Può un solo numero raccontare il lato più oscuro di una strategia di investimento? In un mondo dominato dai rendimenti, c’è una metrica che non urla, ma sussurra verità scomode. Non parla di guadagni, ma di cadute.
Di quelle che lasciano il segno, prima ancora del recupero. Un valore apparentemente tecnico, ma che racchiude tutto il peso emotivo di una decisione finanziaria. E che può ribaltare, in silenzio, il senso di un intero portafoglio.

C’è un momento, nel percorso di ogni investitore, in cui il mercato sembra togliere più che dare. Non importa quanto accurata sia stata l’analisi iniziale, o quanto promettente fosse la strategia. Arriva sempre una fase in cui il grafico inizia a piegarsi verso il basso, e la fiducia vacilla. È lì che si inizia a fare i conti con qualcosa di diverso dal rendimento: il peso della perdita. E non quella definitiva, ma quella temporanea che spiazza, logora e mette in dubbio tutto. È proprio in questi frangenti che emerge l’importanza di uno strumento spesso trascurato, ma decisivo.
Quel numero silenzioso che misura la profondità della caduta
Il Max Drawdown non è solo un dato: è la fotografia del punto più basso raggiunto da un portafoglio prima che torni a salire. In pratica, mostra quanto il capitale è sceso rispetto al suo massimo precedente. Non tiene conto dei recuperi successivi, perché il suo scopo è quello di mettere a nudo la sofferenza massima che una strategia può causare lungo il suo percorso.

Immaginare un capitale che cresce da 10.000 a 15.000 euro, per poi scendere a 10.500, aiuta a dare concretezza al concetto. In quel caso, il Max Drawdown sarebbe del 30%. Una perdita che, anche se temporanea, può mettere in crisi il più convinto degli investitori. Perché non si tratta solo di soldi, ma della tenuta emotiva. Chi è davvero disposto a rimanere saldo durante un simile crollo?
E non si tratta solo di psicologia. Se si usa leva finanziaria, anche un drawdown contenuto può diventare pericoloso. Con leva 3x, ad esempio, una perdita del 25% si traduce in un -75% reale. È qui che il Max Drawdown smette di essere un semplice numero per diventare un parametro essenziale di sostenibilità.
Il confronto che nessuno fa (ma che può salvare il conto)
Due strategie possono avere lo stesso rendimento annuale, ma se una ha un drawdown doppio, la differenza è abissale. In questi casi, guardare solo al guadagno è fuorviante. Serve capire quanto costa ottenere quel rendimento, e il Max Drawdown è la risposta più onesta.
Molti usano strumenti come il Calmar Ratio, che confronta rendimento e Max Drawdown. Ma anche senza formule, è evidente che una strategia che affonda meno è più affidabile. Non per chi cerca emozioni, ma per chi cerca durata. Il Max Drawdown, in questo senso, non solo aiuta a scegliere, ma prepara anche a reggere. A non mollare una strategia solo perché ha attraversato un momento difficile.
Perché la verità è che ogni strategia ha un prezzo. E la vera domanda non è quanto può far guadagnare, ma quanto si è disposti a perdere prima di tornare a salire. Ecco perché quel numero, silenzioso ma potente, merita tutta l’attenzione.