Le borse asiatiche si muovono in modo contrastato, ma i riflettori restano puntati sulla Cina, protagonista di un rally che sta attirando nuova liquidità. Tra ottimismo macro e segnali di surriscaldamento, analisti come Goldman Sachs e Morgan Stanley offrono visioni opposte. Ma cosa aspettarsi davvero?
Agosto ha lasciato il segno sui mercati asiatici. Le azioni cinesi, in particolare, hanno registrato una performance eccezionale: il CSI 300 è salito del 10,3%, lo Shanghai Composite dell’8,1%, livelli che non si vedevano da anni. Il tutto è avvenuto mentre gli altri indici della regione mostrano andamenti più cauti. A sostenere l’entusiasmo degli investitori su Pechino sono state diverse dinamiche: le aspettative su nuovi stimoli economici, l’aumento degli investimenti interni, la spinta verso l’autosufficienza tecnologica e il rafforzamento dello yuan.

L’indice Hang Seng, pur penalizzato dai titoli tech nella seconda metà del mese, ha comunque chiuso agosto con un progresso dell’1,6%. Ma non tutti condividono l’euforia. Mentre Goldman Sachs ha rivisto al rialzo il target del CSI 300 da 4.500 a 4.900 punti, Morgan Stanley avverte che ci sono segnali di surriscaldamento del mercato. L’equilibrio tra euforia e cautela è più sottile che mai.
Cina in rally: dati, stime e strategie delle grandi banche d’investimento
Secondo quanto riportato da Bloomberg e Reuters, il volume medio giornaliero degli scambi sui listini cinesi ad agosto ha toccato i 2,2 trilioni di yuan, pari a circa 309 miliardi di dollari. Un segnale forte che mostra l’intensità del nuovo mercato toro. L’indice Shanghai Shenzhen CSI 300 ha raggiunto i massimi degli ultimi tre anni, mentre lo Shanghai Composite si è avvicinato ai livelli più alti degli ultimi dieci.
Goldman Sachs ha motivato il rialzo dei target sulle azioni cinesi con fattori precisi: valutazioni ancora favorevoli, una crescita attesa degli utili nella fascia alta a una cifra e un posizionamento degli investitori internazionali meno affollato rispetto ad altri mercati. Allo stesso tempo, anche HSBC ha aggiornato le sue previsioni sull’indice Shanghai Composite a 4.000 punti entro fine anno, mentre il CSI 300 è stimato a 4.600. JP Morgan, invece, ha identificato un potenziale di rialzo del 24% per il CSI 300 e del 35% per l’MSCI China entro la fine del 2026. Tuttavia, gli analisti della banca americana precisano che, senza fondamentali solidi, le fasi di eccesso di ottimismo rischiano di trasformarsi in correzioni violente.

Dal canto suo, Morgan Stanley resta più prudente e sottolinea che, nonostante la liquidità disponibile per l’allocazione azionaria, il rischio maggiore resta la debolezza macroeconomica di lungo periodo. Gli strategist ricordano i numerosi tentativi falliti di rally del passato e mettono in guardia da un eccessivo affidamento sullo stimolo monetario come unica leva.
Asia a due velocità: Cina brillante, Giappone e altri mercati in ombra
Mentre la Cina corre, altri mercati asiatici mostrano segnali misti. Il Giappone, in particolare, ha rallentato nel finale di agosto. L’indice Nikkei 225 ha chiuso in calo dello 0,38%, con il Topix a -0,48%. Entrambi restano comunque in positivo nel mese, ma i dati macro sono stati deludenti: produzione industriale in calo dell’1,6% a luglio e vendite al dettaglio fiacche (+0,3% su base annua). Anche l’inflazione core a Tokyo, pur rallentata al 2,5%, resta sopra l’obiettivo del 2% della Bank of Japan, mantenendo viva l’ipotesi di un rialzo dei tassi nei prossimi mesi.
Nel resto dell’Asia, il Kospi coreano ha perso lo 0,2%, penalizzato dalle performance contrastanti dei titoli tech legati all’intelligenza artificiale, mentre l’ASX 200 australiano ha chiuso agosto con un +2,4%, sostenuto dalla performance di Austal, salito del 14% grazie a un contratto con il governo. In India, invece, il Nifty 50 ha guadagnato lo 0,20% nell’ultima seduta utile di agosto, ma resta in calo dell’1,6% nel mese, zavorrato dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti dopo l’introduzione di dazi al 50%.
Con i prossimi dati Pmi cinesi attesi a inizio settembre, gli investitori monitorano da vicino ogni segnale che possa confermare o smentire il momentum attuale. Il rally potrebbe continuare, ma per restare sostenibile ha bisogno di fondamentali più solidi. Le divergenze tra banche come Goldman Sachs e Morgan Stanley riflettono proprio questa incertezza: una spinta forte ma fragile, che resta appesa all’equilibrio tra liquidità e crescita reale.