Il riscatto della laurea serve per l’accredito dei contributi negli anni di studio. Ma è sempre vantaggioso per la pensione futura?
Grazie al riscatto della laurea, i lavoratori hanno la possibilità di sfruttare gli anni universitari, tramutandoli in contributi previdenziali, per andare in pensione prima oppure incrementare l’assegno. Si tratta di uno strumento molto utile soprattutto se si è quasi vicini al raggiungimento dei requisiti per la pensione o per coprire periodi scoperti e aumentare l’anzianità contributiva.

Per riscattare gli anni universitari, tuttavia, non è sufficiente aver frequentato il corso di laurea, ma è necessario il conseguimento del titolo di studio. Il periodo da riscattare, inoltre, deve essere ricompreso nella durata legale del corso e non deve già essere coperto da contribuzione. Ma chi può utilizzare tale strumento? È sempre vantaggioso o presenta dei rischi?
Riscatto della laurea: gli elementi da considerare prima di richiederlo
Come abbiamo anticipato, il riscatto di laurea può essere chiesto da chi ha terminato regolarmente un percorso di studi e ha conseguito una laurea triennale o magistrale, un dottorato o una specialistica. È, poi, necessario che ci sia un effettivo buco contributivo (non bisogna aver lavorato durante gli anni di studio).

La domanda per il riscatto può essere effettuata da tutti i lavoratori, sia autonomi sia dipendenti, e dagli inoccupati, indipendentemente dalla circostanza che siano iscritti all’INPS oppure a Casse previdenziali private. La legge consente a chi è iscritto a due casse differenti di chiedere il doppio riscatto, anche se non è possibile ottenere la doppia anzianità contributiva.
Ma il riscatto della laurea è davvero conveniente? Per capirlo è necessario valutare una serie di elementi. Innanzitutto, è sempre oneroso. È possibile chiedere il riscatto agevolato, con un costo inferiore, ma solo da parte di coloro che hanno iniziato a pagare i contributi dopo il 1996 oppure da chi sceglie il ricalcolo contributivo o il computo nella Gestione separata. La somma da versare, inoltre, può essere dedotta in Dichiarazione dei Redditi.
All’interno della gestione per la quale si presenta richiesta di riscatto, c’è un incremento della contribuzione e dell’ammontare della pensione futura. Per capire se tale aumento determina realmente effetti positivi, è necessario compararlo con la spesa compiuta per il riscattare la laurea. Al fine di verificare la convenienza dello strumento, poi, è necessario accertare se permette o meno di anticipare la data di pensionamento e la decorrenza dell’assegno. Non sempre questo si verifica, se si sceglie la pensione di vecchiaia. Per tale motivo, va valutato se il riscatto apre le porte ad altre misure di flessibilità in uscita.