Lettere che arrivano all’improvviso, anni dopo una visita medica già dimenticata. Importi da versare, minacce di cartelle esattoriali e un senso di incredulità diffuso. Il titolo acchiappa subito l’attenzione perché racconta un fatto reale: stanno davvero arrivando comunicazioni da parte delle Asl che chiedono il pagamento del ticket sanitario non versato, anche dopo molto tempo. E il risultato è uno solo: sgomento dei cittadini.
Nessuno si aspetta di ricevere, magari nel 2025, una richiesta di pagamento per una visita fatta nel 2014. Eppure, sta accadendo. In tanti si vedono recapitare lettere ufficiali che riportano cifre da versare per un ticket sanitario ritenuto non pagato. Il problema nasce, spesso, da esenzioni dichiarate in passato che oggi vengono ritenute non valide a seguito di controlli incrociati dell’Agenzia delle Entrate. Non sono truffe, ma vere e proprie richieste di pagamento. Il cittadino si trova così davanti a un evento inaspettato, con poco tempo per decidere come reagire.

C’è chi si chiede se debba davvero pagare, chi cerca tra vecchi documenti, chi si sente confuso, e anche chi decide di rivolgersi a un avvocato. Le domande sono tante, ma una su tutte domina: dopo quanti anni l’Asl può chiedere questi soldi?
Ticket sanitario e prescrizione: cosa dice davvero la legge
Il ticket sanitario è la quota che ogni assistito paga per accedere a visite, esami e prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale. Ma cosa succede se viene fruito in esenzione e poi, anni dopo, si scopre che quell’esenzione non era legittima? Le Asl, una volta ricevute le segnalazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, possono procedere a richiedere il pagamento. Tuttavia, devono rispettare un termine preciso: dieci anni. È questo il periodo previsto dalla prescrizione ordinaria per i crediti, secondo l’articolo 2946 del Codice Civile.

Il termine decorre da quando l’Asl è in grado di esercitare il suo diritto. Se il pagamento doveva essere fatto subito dopo la prestazione, il conteggio parte da quel giorno. Ma se il problema nasce da un errore scoperto più tardi, come un’autocertificazione ritenuta falsa, allora la prescrizione parte dal momento in cui la violazione viene accertata. In entrambi i casi, però, l’invio di una lettera raccomandata o una cartella esattoriale interrompe i termini e li fa ricominciare da capo.
Ecco perché anche richieste arrivate molti anni dopo possono, legalmente, essere valide.
È possibile opporsi alla richiesta del ticket? Quando conviene farlo
Chi riceve una richiesta di pagamento del ticket sanitario e ritiene di non dover nulla può opporsi. Ma il ricorso va fatto nei tempi giusti e davanti al giudice competente: la Corte di Giustizia Tributaria. È a questo organo che la giurisprudenza attribuisce la competenza sulle controversie legate al ticket, considerato un tributo. Il termine per presentare ricorso è di 60 giorni dalla notifica.
Un caso concreto può aiutare a chiarire: una persona riceve nel 2025 una lettera per un ticket del 2013. Se non ci sono mai stati solleciti precedenti, può far valere la prescrizione decennale. Ma basta un avviso bonario inviato anche solo nel 2017 per far ripartire i termini. Ecco perché, prima di opporsi, è essenziale capire se ci sono stati atti interruttivi nel frattempo.
In un contesto sempre più digitale, in cui controlli e incroci di dati sono diventati automatici, è probabile che situazioni simili diventino sempre più frequenti. Il consiglio è uno solo: conservare ogni ricevuta legata al sistema sanitario, perché anche a distanza di anni può diventare determinante.