Andare in pensione con pochi contributi sembra impossibile, ma non è così. Esistono misure poco conosciute che consentono l’accesso a un assegno previdenziale anche a chi ha avuto una carriera discontinua o inesistente. Non serve una vita di lavoro regolare: a volte bastano 5 anni, in certi casi nemmeno uno. La normativa italiana prevede delle eccezioni che in pochi conoscono, ma che possono fare la differenza. Basta sapere dove guardare, e quando è il momento giusto per agire. Ecco cosa rende questa possibilità più concreta di quanto si pensi.
Non tutti arrivano alla soglia dei 20 anni di contributi, e per molti non è nemmeno una questione di scelta. Anni di lavoro precario, contratti intermittenti o periodi di inattività possono lasciare un vuoto nei versamenti. Ci si ritrova così a pochi anni dalla pensione, ma senza certezze su cosa si otterrà. La sensazione è quella di essere stati dimenticati dal sistema.

Tuttavia, la legge non chiude completamente le porte. Anzi, apre spiragli interessanti per chi ha versato poco o nulla. Esistono deroghe, fondi alternativi e prestazioni assistenziali che possono garantire una forma di pensione, anche minima. Non si tratta di privilegi, ma di misure pensate per rispondere a situazioni concrete e sempre più diffuse. Ecco perché vale la pena conoscerle bene.
Pensione con 5 o 15 anni di contributi: quando si può
Chi ha versato almeno 5 anni di contributi dopo il 1996 e appartiene al sistema contributivo puro, può accedere alla pensione di vecchiaia a 71 anni. Si tratta di una misura prevista per chi non rientra nei requisiti ordinari ma ha comunque maturato un minimo contributivo. I 5 anni devono essere effettivi, cioè realmente lavorati e accreditati.

Diverso il caso di chi ha almeno 15 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1992. Qui entra in gioco la cosiddetta deroga Amato, che consente di andare in pensione con pochi contributi già a 67 anni. Vale anche per chi, alla stessa data, era autorizzato al versamento volontario.
Un esempio concreto riguarda chi ha lavorato regolarmente negli anni ’80 e poi ha avuto una carriera discontinua. Se rientra nelle condizioni previste, può evitare i 20 anni normalmente richiesti e accedere comunque alla pensione. Una possibilità reale che in molti ignorano.
Zero contributi? Le vie dell’assegno sociale e del Fondo Casalinghe
Anche chi non ha mai lavorato può ottenere una forma di sostegno. L’assegno sociale INPS è destinato a chi ha almeno 67 anni e vive in condizioni economiche difficili. Il reddito non deve superare 7.002,97 euro annui per i single e 14.005,94 euro per i coniugati. Inoltre, è richiesta la residenza continuativa in Italia da almeno dieci anni.
Un’alternativa è il Fondo Casalinghe, gestito dall’INPS. Possono iscriversi tutti coloro che non hanno una posizione contributiva attiva da lavoro dipendente o autonomo. Basta versare almeno 5 anni di contributi, con un minimo di circa 310 euro l’anno, per accedere a una pensione di vecchiaia dai 57 anni in su. L’importo sarà proporzionale ai versamenti effettuati.
Pensiamo a chi ha dedicato tutta la vita alla cura della famiglia, senza mai avere un impiego retribuito. Con una scelta consapevole e pianificata, può ottenere una pensione legittima, seppur modesta. Anche questo è un modo per restituire dignità a una forma di lavoro spesso invisibile.