Andare in pensione con soli 15 anni di contributi sembra impossibile, ma esistono regole poco conosciute che lo permettono. In pensione con 15 anni di contributi è possibile da subito, ma ci sono limiti da rispettare. Un’opportunità concreta per chi ha avuto carriere brevi, discontinue o interrotte.
Non si tratta di eccezioni fantasiose, ma di diritti reali sanciti dalla legge.
Quando il lavoro non segue una linea dritta, servono regole che riconoscano ogni singolo contributo.
Nel mondo del lavoro, non tutti percorrono una strada regolare. Alcuni iniziano presto e smettono per necessità, altri alternano impieghi stagionali e periodi di fermo. Per queste persone, il raggiungimento della pensione può sembrare lontano. Ma il sistema previdenziale italiano ha previsto regole specifiche, pensate proprio per dare risposta a chi non rientra nei percorsi tradizionali.
Chi non ha raggiunto i 20 anni di contribuzione obbligatoria può comunque avere accesso alla pensione di vecchiaia, in presenza di alcune condizioni ben precise.
In passato, le regole erano diverse, e chi ha iniziato a lavorare negli anni Ottanta o anche prima potrebbe trovarsi nella situazione di avere diritti oggi, senza saperlo.
Ci sono casi in cui 15 anni di contributi sono sufficienti. E il punto centrale è che, raggiunta l’età pensionabile, la pensione può partire subito, senza dover aspettare ulteriori mesi.
Capire se si rientra nelle deroghe è il primo passo. Il secondo è agire in tempo, recuperando documentazione e verificando la propria posizione contributiva.
La legge italiana prevede tre situazioni specifiche in cui la pensione di vecchiaia può essere concessa con soli 15 anni di contributi, a condizione che sia stata raggiunta l’età di 67 anni.
La prima riguarda chi, al 31 dicembre 1992, aveva già maturato almeno 15 anni di contributi, anche non consecutivi. Questa regola protegge chi ha lavorato prima delle riforme che hanno innalzato i requisiti.
La seconda deroga interessa coloro che, entro quella stessa data, avevano ottenuto l’autorizzazione ai versamenti volontari. Anche se non hanno poi versato altri contributi, il diritto resta valido.
La terza opzione riguarda i lavoratori dipendenti con carriere discontinue: se per almeno 10 anni non si è raggiunto un anno pieno di contributi (52 settimane), si può accedere alla pensione con 15 anni totali.
Un esempio concreto può essere quello di una lavoratrice stagionale del settore agricolo, che ha lavorato saltuariamente per oltre vent’anni senza mai completare l’annualità contributiva. Oppure un ex commerciante che, chiusa l’attività negli anni Novanta, aveva già accumulato 16 anni di contributi.
Chi soddisfa i requisiti per la pensione di vecchiaia, con 15 o 20 anni di contributi, riceve il primo pagamento già dal mese successivo al compimento dei 67 anni. Non esistono finestre mobili né ulteriori tempi di attesa.
Questo aspetto ha un impatto concreto: chi presenta domanda in ritardo non perde il diritto agli arretrati. L’assegno parte comunque dalla data di maturazione dei requisiti.
Immaginiamo una persona che compie 67 anni a marzo ma presenta la domanda a luglio. L’INPS riconosce i mesi di pensione “persi” e li paga in un’unica soluzione.
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