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Economia e Finanza

In pensione dopo la NASpI: la penalizzazione sull’assegno poco conosciuta

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La NASpI spetta ai lavoratori che hanno interrotto involontariamente la loro attività. Quale impatto ha sulla pensione?

Cosa succede se si riceve preavviso di licenziamento al termine della carriera lavorativa, quando manca poco per maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia oppure per la pensione anticipata ordinaria (accessibile a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne)? In che modo viene calcolata l’indennità NASpI?

In pensione dopo la NASpI: la penalizzazione sull’assegno poco conosciuta (trading.it)

Si tratta di una situazione in cui, purtroppo, si ritrovano tantissime persone, che si chiedono se il sussidio verrà erogato solo per 12 mensilità, sulla base degli ultimi 4 anni di stipendio, o per 24 mensilità. A creare maggiori preoccupazioni, inoltre, sono i contratti part time. Vediamo cosa stabilisce la legge al riguardo.

NASpI per lavoro part-time: quali differenze prevede la normativa?

La NASpI è l’indennità a cui hanno diritto coloro che perdono il lavoro in maniera involontaria. In generale, non sono previste deroghe alla normativa nel caso dei contratti part-time e, dunque, in caso di interruzione dell’attività, l’interessato non subirà penalizzazioni rispetto a coloro che avevano un contratto a tempo pieno.

NASpI per lavoro part-time: quali differenze prevede la normativa? (trading.it)

Di conseguenza, anche i lavoratori a tempo parziale hanno diritto a 24 mesi di pagamento della prestazione. Ai sensi dell’art. 5 del Decreto Legislativo n. 22/2015, la NASpI viene pagata con cadenza mensile per un periodo pari alla metà delle settimane di contributi accreditati negli ultimi quattro anni (in pratica, per un massimo di due anni). Non ci sono, in tal senso, differenze tra contratto di lavoro a tempo pieno o parziale, perché vengono prese in considerazione le giornate effettivamente lavorate, a prescindere dalla loro durata.

L’unica differenza si ha nel caso in cui il beneficiario non riesca a maturare la contribuzione minima settimanale per il riconoscimento dell’indennità. Esiste, infatti, una soglia minima, che può essere stabilita dal Contratto Collettino Nazionale di Lavoro oppure, in mancanza di tale specificazione, viene applicato il disposto dell’art. 7 del Decreto Legge n. 463/1983, che stabilisce che il minimo non può essere inferiore al 9,5% dell’ammontare del trattamento minimo della pensione (che, nel 2025, è di 57,32 euro al giorno). I lavoratori che non rispettano tale requisito rischiano di subire delle penalizzazioni sulla futura pensione, a causa del ricalcolo delle settimane; per evitare problematiche, si consiglia di contattare l’INPS e di chiedere spiegazioni.

Ricordiamo, infine, che per percepire la NASpI è necessario il possesso di almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti la disoccupazione e, in base alle novità apportate dall’ultima Legge di Bilancio, di almeno 13 settimane di anzianità nell’ultimo lavoro svolto, cioè quello che è stato interrotto in maniera involontaria.

Antonia Festa

Sono una giurista, grande appassionata del mondo classico, di letteratura, politica, musica, teatro e cinema, divoratrice di serie TV. Sono socia di una compagnia di teatro amatoriale e ho curato la sezione 'Intrattenimento' per un giornale online, recensendo film e spettacoli televisivi e teatrali. Attualmente, lavoro come web content writer, occupandomi soprattutto di temi di natura previdenziale ed economica, che mi permettono di coltivare e approfondire il mio interesse per il diritto.

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