Ecco il quadro completo per accedere in pensione in base alla data di nascita, alcuni strumenti previdenziali confermati per il prossimo anno.
Il timore più diffuso tra i contribuenti prossimi alla pensione è che dal prossimo anno possano entrare in vigore nuovi requisiti per andare in pensione, alla luce del sistema di adeguamento alle aspettative di vita, su cui si basa il sistema previdenziale italiano.

Al momento, non c’è alcun progetto di riforma delle pensioni sostanziale; potrebbero, però, esserci dei cambiamenti, in relazione agli strumenti in vigore, in attesa di essere confermati per un ulteriore anno oppure aboliti. L’unica notizia certa è che non ci saranno inasprimenti dell’età pensionabile e, quindi, dal 2026 tutti i nati nel 1959 potranno usufruire della pensione di vecchiaia, se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione. Ma cosa succederà alla pensione anticipata?
In pensione nel 2026 anche prima dei 67 anni: tutte le opportunità
Nel 2026 si potrà continuare ad accedere alla pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi, per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi, per le donne, a prescindere dall’età anagrafica. Confermata anche Quota 41 per lavoratori precoci, ossia coloro che hanno maturato 41 anni di contributi, di cui almeno 12 mesi prima del diciannovesimo anno di età, e che appartengono a una delle seguenti categorie: invalidi, caregivers, disoccupati e addetti a mansioni gravose.

Dovrebbe continuare a essere disponibile anche l’Ape Sociale, per chi ha 63 anni e 5 mesi di età e 30 o 36 anni di contributi. Potrebbe rimanere in vigore la pensione anticipata contributiva con 64 anni di età e 20 di contribuzione, a patto che l’assegno pensionistico sia pari almeno a 3 volte l’ammontare dell’Assegno sociale (per le donne con un figlio il requisito scende a 2,8 volte, mentre a quelle con più figli a 2,6 volte).
Per quest’ultima misura, tuttavia, potrebbero esserci delle novità, ossia l’innalzamento del requisito dell’importo della pensione a 3,2 volte l’Assegno sociale (ma probabilmente non prima del 2030) e l’estensione a chi ricade nel sistema misto, ossia a chi ha contributi accreditati prima del 1996. Dovrebbe, infine, essere ancora valida la possibilità di sommare la pensione pubblica con i fondi della previdenza complementare, per raggiungere i requisiti per il pensionamento anticipato.
Stop a Quota 103 e Opzione Donna
Alcuni strumenti di flessibilità, invece, rischiano di non essere confermati il prossimo anno. Tra di essi c’è Quota 103 (accessibile ora con 62 anni di età e 41 anni di contributi), perché ritenuta troppo penalizzante dal punto di vista economico. Ma il 2026 potrebbe essere anche l’anno dell’abolizione di Opzione Donna, confermata al momento solo fino al prossimo dicembre. Tale strumento consente di andare in pensione con un’età anagrafica di 61 anni e una contributiva di 35 anni, ma è limitata solo a caregivers, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi e comporta il ricalcolo contributivo dell’assegno.