Alcuni contribuenti possono andare in pensione prima ma rischiano di perdere più del 30% sull’importo spettante. Per quale motivo?
Il nostro sistema previdenziale contempla due strumenti che consentono di accedere alla pensione in anticipo, ossia prima del raggiungimento dell’età anagrafica di 67 anni. Queste misure, tuttavia, applicano il sistema contributivo di calcolo dell’assegno previdenziale e, di conseguenza, comportano una penalizzazione per i futuri pensionati.

Il taglio sull’importo spettante non è uguale per tutti ma varia da soggetto a soggetto, con riduzioni che possono superare il 30%. In futuro, però, quasi tutte le pensioni di coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995 verranno determinate con tale meccanismo. Ma quali sono i due strumenti che permettono di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a fronte del ricalcolo completamente contributivo della prestazione? Si tratta di Opzione Donna e Quota 103; vediamo a quali condizioni possono essere richieste, alla luce delle modifiche dell’ultima Legge di Bilancio.
Opzione Donna: chi soggiace al ricalcolo contributivo dell’assegno?
Opzione Donna è stata profondamente innovata, con un regime normativo fortemente penalizzante. Consente l’uscita anticipata a coloro che hanno almeno 61 anni di età e 35 di contribuzione entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello della presentazione della domanda di pensione. Possono beneficiarne, però, solo coloro che appartengono alle seguenti categorie:

- invalide almeno al 74%;
- caregivers da almeno 6 mesi di un familiare disabile grave;
- licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Per le lavoratrici con figli, inoltre, è previsto uno sconto sul requisito anagrafico di un anno per coloro che hanno un solo figlio o di 2 anni per coloro che hanno più figli. Oltre al ricalcolo contributivo della prestazione, è prevista anche una finestra mobile di 12 mesi per l’erogazione del primo assegno.
Quota 103: i requisiti per andare in pensione a 62 anni
Se Opzione Donna è stata caratterizzata dal ricalcolo contributivo dell’assegno fin dalla sua entrata in vigore, Quota 103 prevede tale limitazione dal 2024. I beneficiari possono andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contribuzione.
È, però, stabilita una forte penalizzazione sull’assegno erogato, perché quest’ultimo non può essere superiore di 4 volte il trattamento minimo INPS (ossia 2.413,6 euro), e non è consentito lo svolgimento di alcun tipo di attività lavorativa (dipendente o autonoma), a eccezione del lavoro autonomo occasionale con reddito fino a 5 mila euro annui.
Anche Quota 103, infine, prevede una finestra mobile per il pagamento della prima rata di pensione, pari a 9 mesi per i lavoratori pubblici e a 7 mesi per quelli del settore privato.