Indennità di accompagnamento: la Cassazione apre la strada a nuove valutazioni

Una recente decisione della Cassazione ha messo in discussione l’idea che il parere tecnico sia sempre decisivo. In un procedimento riguardante l’indennità di accompagnamento per un minore, il giudice ha scelto una strada diversa, basandosi su una valutazione più ampia delle condizioni del bambino.

Questa scelta ha sollevato interrogativi importanti su come vengono valutate le richieste di assistenza e su chi ha davvero l’ultima parola in casi tanto delicati. La sentenza ha colpito per il suo contenuto, ma soprattutto per il messaggio che porta: tutelare chi ha più bisogno, anche quando il parere tecnico dice il contrario.

Martello e bilancia giustizia
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Immagina di essere un genitore che, dopo aver ottenuto l’indennità di accompagnamento per il proprio figlio, si vede improvvisamente revocare questo sostegno. La sensazione di ingiustizia è difficile da spiegare, ma lo è ancora di più accettare che tutto venga deciso sulla base di una consulenza tecnica che, forse, non ha colto a fondo la complessità della situazione. In questo caso, la famiglia non si è fermata: ha scelto di portare la questione davanti al giudice. Il Tribunale ha ascoltato, ha osservato, ha valutato altri elementi e ha deciso che il diritto all’indennità andava ripristinato. Nonostante il parere contrario della CTU. Nonostante tutto.

Quando il giudice guarda oltre la consulenza tecnica

Il caso è stato trattato dal Tribunale di Rovereto e ha portato a una sentenza significativa: il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento nonostante una consulenza tecnica contraria. L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha fatto ricorso, sostenendo che il giudice avesse violato il principio secondo cui il parere tecnico è vincolante. Ma la Corte di Cassazione ha deciso diversamente.

Disabile con accompagnatrice
Quando il giudice guarda oltre la consulenza tecnica-trading.it

Con l’ordinanza n. 2744/2025, la Suprema Corte ha chiarito un principio importante: il giudice può discostarsi dalle conclusioni del consulente tecnico d’ufficio se lo fa con motivazioni solide, coerenti e ben articolate. Non è un gesto arbitrario, ma un diritto previsto dalla legge, che permette di tutelare al meglio chi si trova in situazioni di particolare fragilità. In questo caso, la decisione del giudice è stata ritenuta pienamente legittima, perché fondata su un’analisi globale e razionale della condizione del minore.

Un precedente che rafforza la tutela dei più fragili

La sentenza n. 2744/2025 diventa un punto fermo per chi si trova coinvolto in procedimenti legati alle prestazioni assistenziali. Il messaggio è chiaro: il giudice non è un semplice esecutore del parere tecnico, ma può, e deve, intervenire quando qualcosa non torna. L’indennità di accompagnamento non può essere valutata solo con parametri clinici standardizzati: occorre uno sguardo umano, empatico, attento alla realtà concreta della persona assistita.

Questa ordinanza non solo protegge i diritti dei più vulnerabili, ma rafforza l’idea di una giustizia più attenta, meno burocratica, più vicina alla vita reale. Forse è proprio questo il vero significato della decisione: rimettere al centro del processo chi ha davvero bisogno di essere visto.

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