L’infermiere negligente paga, si ha diritto a risarcimento, lo dice la Cassazione: l’importanza dell’urgenza.
In pronto soccorso tutto è imprevedibile, ci vuole stomaco per portare a termine gli interventi. Il caso dell’infermiere negligente ha portato la Cassazione ad emettere una sentenza dalla portata rivoluzionaria. Il risarcimento è un diritto, mai prima di adesso la risoluzione ha comportato un’eco così potente.

Quando si parla di pronto soccorso bisogna usare i giusti termini, poiché si tratta di un ambito molto delicato, e alle volte complesso. Attenzione e cura per i pazienti si mescolano alla burocrazia e ai doveri da rispettare, tutto da valutare in tempi rapidi, ma efficaci.
Insomma, la Cassazione è dovuta intervenire, perché a causa di un infermiere negligente un paziente è andato in crisi respiratoria.
Prima constatato come un codice verde, la situazione è poi sfuggita di mano per via di un’errata valutazione. Il paziente era asmatico, e la Cassazione si è pronunciata in merito.
La Cassazione conferma il diritto a risarcimento per infermiere negligente
Nessun dubbio in merito alla pronuncia della Cassazione, a causa dell’intervento inadatto dell’infermiere negligente, si ha pieno diritto a un risarcimento. Come si è evoluta la vicenda?

È stata la sentenza n. 15076/2025 a sancire piena responsabilità all’infermiere negligente che non ha correttamente valutato il caso del paziente asmatico poi andato in crisi respiratoria per averlo erroneamente posto in codice verde.
Si parla di responsabilità medica, anche perché il paziente è poi andato in arresto cardiaco e l’intervento medico tardivo non ha evitato il peggio: è morto. Tutta colpa dell’attribuzione del codice errato.
Come se non bastasse, l’infermiere ha omesso di svolgere gli accertamenti richiesti nei casi del soggetto asmatico. Così i Giudici di legittimità hanno individuato la violazione delle linee guida per il triage determinata dalla Conferenza Stato-Regioni del 25 ottobre 2021.
Nello specifico, la negligenza è stata davvero pericolosa, perché l’infermiere non aveva monitorato l’evoluzione dei sintomi del paziente durante la degenza in pronto soccorso.
Quando poi il medico è intervenuto tardivamente a causa della valutazione sbagliata, si parla di 45 minuti di ritardo, non si poteva più fare nulla. Il medico non poteva sapere, perché il paziente era in codice verde, e quindi non sottoposto in allarme.
L’infermiere aveva assegnato il codice verde considerando solo la saturazione dell’ossigeno che rientrava nei parametri, nonostante la presenza di sibili e respirazione affannosa abbastanza evidenti.
Da qui, la decisione della Cassazione: se l’infermiere non fosse stato negligente, avrebbe riconosciuto tempestivamente la situazione, e non avendo monitorato per come avrebbe dovuto limitandosi alla sola misurazione dei parametri vitali, è in pieno errore.
Non è l’infermiere che formula le diagnosi, ma ha il compito di fare gli accertamenti che spettano, non solo nei parametri vitali. Inoltre, avrebbe anche poco considerato le dichiarazioni di paziente e accompagnatori che invece risultavano abbastanza allarmati, ben oltre un codice verde.