Le vicende relative agli infortuni sul lavoro pongono una serie di interrogativi sul ruolo svolto dal datore e dagli altri professionisti.
Cosa succede se il lavoratore subisce un grave infortunio sul luogo di lavoro? La responsabilità civile per l’evento può investire una serie di soggetti e non solo il datore di lavoro. Di recente, la Corte di Cassazione ha chiarito il ruolo delle persone coinvolte.
Si tratta di una caso che mette in luce la necessità di predisporre un dettagliato piano di prevenzione e, soprattutto, di rispetto delle regole ideate a tutela dei lavoratori.
Con la sentenza n. 20947/2025, la Corte di Cassazione ha analizzato l’episodio della morte di un lavoratore precipitato in un cantiere. Dopo l’assoluzione in primo grado, la Corte d’Appello aveva affermato la responsabilità sia del datore di lavoro sia del CSE (Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione).
Per i giudici, il primo non aveva adottato misure preventive idonee a scongiurare l’evento nefasto, mentre il CSE non aveva accertato che le misure indicate nel Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) venissero realmente rispettate attuate. Il datore e il CSE avevano deciso di ricorrere per Cassazione, ritenendo di non avere responsabilità nell’incidente.
La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente i ricorsi, sostenendo che la Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare ulteriormente le testimonianze decisive, poiché la condanna si fondava su una differente valutazione delle prove risalenti al primo grado di giudizio. Non era, inoltre, stata adeguatamente motivata la condanna dopo l’assoluzione in primo grado.
La Corte di Cassazione ha evidenziato che non potesse essere ricondotta una responsabilità al CSE, perché tra i suoi compiti non rientrava il controllo diretto e costante sui lavori in cantiere. La vigilanza sul cantiere e il rispetto delle misure di sicurezza, infatti, sono compito del datore di lavoro e di altre figure specifiche. Al CSE spetta solo la coordinazione della sicurezza durante lo svolgimento dei lavori, ma non il monitoraggio delle singole attività.
La Corte di Cassazione ha anche dichiarato inesistente il nesso causale tra il sopralluogo compiuto dal CSE prima dell’incidente, sostenendo che non fosse provabile il collegamento diretto con l’evento morte. I giudici di legittimità, invece, hanno deciso per il rinvio del caso nei confronti del datore di lavoro, ordinando l’esame della sussistenza della responsabilità civile per la morte del lavoratore a un nuovo giudice.
Questa sentenza fa luce sulla necessità che la sicurezza sul luogo di lavoro divenga una priorità per il datore, soprattutto ai fini dell’elaborazione di apposite misure preventive e del rispetto del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC).
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