Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana ad aderire alla misura straordinaria prevista dal Decreto Aiuti.
Lo scopo è sostenere le imprese in difficoltà secondo lo schema del Temporary Crisis Framework, varato dalla Commissione europea.
Sono 200 i miliardi di euro messi a disposizione dal Decreto “liquidità” e mobilitati attraverso una serie di finanziamenti garantiti. Le misure messe in campo accelerano la diffusione delle energie rinnovabili per compensare le perdite generate dall’attuale dipendenza dai carburanti fossili.
L’intenzione è semplificare l’approvvigionamento e l’uso di sistemi ibridi che utilizzano anche, idrogeno, biogas e biometano rinnovabili. In questo modo gli Stati membri possono sostenere gli investimenti per eliminare gradualmente i combustibili fossili, in particolare attraverso l’elettrificazione, l’efficienza energetica e il passaggio all’uso di idrogeno rinnovabile.
In questo contesto l’Italia deve garantire che i progetti siano attuati entro un calendario specifico. Intesa Sanpaolo intende avvalersi di questa nuova opportunità per sostenere il tessuto produttivo italiano. La complessità dello scenario richiede misure straordinarie e investimenti mirati soprattutto nel settore energetico. Il sistema produttivo può avere il doppio vantaggio di generare ricadute positive sia in ambito sociale e ambientale che in termini produttivi e di costi.
Intesa Sanpaolo renderà disponibili da subito alle imprese che hanno subito ripercussioni dirette dalla guerra commerciale con la Russia, finanziamenti che compensano inoltre costi del personale, investimenti e spese fisse come i canoni di locazione.
I finanziamenti mettono a disposizione fino a 375 milioni di euro entro 72 ore dalla richiesta per aziende con fatturato inferiore a 1,5 miliardi o con meno di 5 mila dipendenti. Intesa Sanpaolo diventa così un interlocutore più coinvolto nel supporto del sistema economico. Un’altra novità che riguarda il nostro tessuto produttivo è quella che riguarda Pernigotti.
Sul tavolo ci sarebbe un accordo frutto dell’interesse da parte di Jp Morgan. La cessione del marchio storico del cioccolato è subordinata però al bisogno di nuovi investimenti; in particolare negli asset produttivi, come i macchinari necessari alle fabbriche per poter ripartire. La vicenda rimane sospesa in attesa di un piano necessario per il rinnovo delle garanzie per i lavoratori. I ministeri, come i sindacati, chiedono un piano industriale chiaro per consentire la ripresa delle attività nel sito Pernigotti di Novi Ligure.
Il contratto preliminare prevede la cessione delle quote di Pernigotti entro i primi giorni di agosto e il passaggio di proprietà entro settembre. Il progetto nasce dalla collaborazione tra i marchi Pernigotti e Walcor. Quest’ultima è una storica azienda di Cremona che produce uova e monete di cioccolato. Dalle vicende nate alla fine del 2018 con cui il destino sembrava assegnare tutte le produzioni italiane alla Turchia, la società è riuscita a snellire l’attività produttiva e ricercando in seguito eventuali partner e investitori.
Così nell’ultimo anno si è fatto avanti il Gruppo Jp Morgan, attraverso la Asset Management, che ha investito in Italia nella Walcor, e nella Witor’s, storica realtà del cioccolato della città di Cremona.
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