Le banche europee continuano a sorprendere i mercati e, tra queste, Intesa Sanpaolo si distingue per valutazioni considerate ancora a sconto. Gli analisti di Citi hanno inserito il titolo tra le loro top pick, sottolineando solidi fondamentali, margini di crescita e un dividendo potenzialmente tra i più interessanti del settore. Numeri, indicatori e prospettive raccontano uno scenario in evoluzione che merita attenzione.
Il comparto bancario è ciclico per definizione, ma negli ultimi mesi ha offerto sorprese che hanno attirato l’attenzione degli investitori. Alcuni titoli hanno già corso molto, altri sembrano ancora sottovalutati rispetto ai loro multipli storici. L’andamento degli utili, le stime sugli EPS e i piani di buyback alimentano discussioni sulle prospettive del settore.
Il tema del rendimento dei dividendi resta centrale: in un contesto di incertezza economica, la distribuzione costante di cedole generose può rappresentare un fattore decisivo. Le quotazioni si muovono seguendo non solo i dati di bilancio, ma anche le aspettative sui tassi e sulle politiche fiscali.
Sul fronte tecnico, gli oscillatori e le medie mobili mostrano segnali di forza, mentre gli analisti osservano da vicino il costo del capitale. Per la prima volta dalla crisi finanziaria, il ROE e il ROTE hanno superato tale soglia, rafforzando la fiducia sul comparto.
Gli operatori guardano anche ai prezzi obiettivo fissati dalle case d’investimento, che spesso anticipano rotazioni settoriali. La combinazione di revisione al rialzo delle stime, solidità patrimoniale e strategie di crescita rende la partita ancora tutta da giocare.
L’ultima chiusura di Intesa Sanpaolo è stata 5,56 € al 26 settembre 2025, dato riportato da Investing.com e confermato anche da TradingView. Secondo le rilevazioni diffuse da MarketScreener, il consenso degli analisti fissa un target price medio a 5,927 €, con un massimo a 6,60 € e un minimo a 4,50 €. Questo significa uno scarto del +6,6% rispetto al valore medio, +18,7% rispetto al massimo e −19% rispetto al minimo.
Citi, attraverso il commento di Andrew Coombs, ha ribadito la raccomandazione “Buy” sul titolo, indicando un obiettivo a 6,5 € e collocando Intesa tra le top pick insieme a HSBC e Natwest. Le metriche pubblicate da MarketScreener parlano di un P/E 10,2x, un P/B 1,61x e un PEG 0,7x. Il ROE stimato è al 13,42% mentre il ROA si attesta allo 0,91%. Morningstar, nel suo ultimo aggiornamento di maggio 2025, ha alzato il fair value del titolo del 29%, mentre le analisi di SimplyWallSt indicano una crescita degli utili per azione del 4,7% nei prossimi tre anni, con ROE previsto al 16,1%.
Guardando al lato tecnico, Investing.com evidenzia un segnale di “Compra” sul time frame settimanale. Gli oscillatori mostrano RSI(14) a 74,689, MACD(12,26) a 0,03, Stocastico a 80,459, CCI(14) a 127,61 e Williams %R a 0, mentre le principali medie mobili settimanali confermano indicazioni positive. Teleborsa ha inoltre segnalato che nell’ultimo anno la performance è stata del +43,9%, con volatilità giornaliera intorno all’1,6%.
Sul fronte della remunerazione agli azionisti, MarketScreener riporta un dividendo 2024 con yield pari all’8,83%, coerente con un payout del 70%. Negli ultimi cinque anni il rendimento medio si è mantenuto intorno al 7,2%, senza interruzioni. Andrew Coombs di Citi ha sottolineato che, oltre al dividendo, il gruppo può sostenere un buyback da 2 miliardi € annui, che porterebbe il rendimento complessivo vicino al 9%.
Tra le notizie più recenti, Fitch ha alzato il rating di Intesa Sanpaolo Assicurazioni ad “A” con outlook stabile, confermando la solidità del gruppo. Reuters ha riportato il ruolo di IMI CIB come advisor nella cessione di Italiana Petroli a SOCAR, mentre Teleborsa ha seguito l’avanzamento del piano di riacquisto di azioni proprie. Nello stesso periodo, MarketScreener ha segnalato invece il downgrade di Goldman Sachs sul titolo da “Buy” a “Neutral”.
Il quadro complessivo mostra come Intesa Sanpaolo resti al centro dell’attenzione tra le banche europee, sostenuta da fondamentali solidi, da indicatori tecnici favorevoli e da politiche di remunerazione che continuano a catalizzare l’interesse degli investitori istituzionali.
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