Molti pensionati sono costretti a fare i conti con pensioni inferiori a 1.000 euro. Come influisce l’inflazione sugli assegni?
I dati ISTAT relativi al mese di aprile 2025 hanno registrato un aumento dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) al 2%, rispetto l’1,9% di marzo. La ragione di questa variazione sarebbe rinvenibile nell’incremento dei generi alimentari e dei prodotti per la cura della casa e della persona, che sono passati dal 2,1% al 2,6%. Impennano anche i servizi legati ai trasporti, passati dal 2,5% al 3%.
Ma l’aumento dell’inflazione influisce in maniera generalizzata sul costo della vita e, dunque, ha conseguenze anche sull’occupazione, gli stipendi e le pensioni. Quali sono gli effetti più rilevanti e in che modo interviene lo Stato per ridurre gli effetti dell’inflazione sul reddito delle famiglie?
Anche le pensioni risentono dell’aumento dell’inflazione. Il Resto del Carlino riporta la testimonianza di Maria Grazia Tiritiello e la sua denuncia dell’aumento della povertà a Pesaro e nell’intera Regione Marche. Dall’inizio dell’anno, a causa dell’inflazione, molte aziende storiche sono state costrette a fare i conti con la crisi e decine di famiglie si sono ritrovate a dover combattere contro la disoccupazione.
Le prospettive per il futuro sono tutt’altro che incoraggianti, visto che il numero dei lavoratori precari ha subito un’impennata preoccupante. La politica e le istituzioni dovrebbero trovare soluzioni concrete per consentire a una gamma di persone più ampia la garanzia di un’occupazione stabile. È necessario assicurare un futuro migliore non solo ai giovani ma anche ai pensionati, visto che in molti percepiscono assegni molto bassi, pari a circa 980 euro lordi al mese.
I pensionati non se la cavano meglio in Emilia Romagna, dove stanno denunciando la riforma della Regione che ha modificato il costo del ticket per l’acquisto dei farmaci. Come evidenzia Marta Corti a Il Resto del Carlino, il prezzo grava notevolmente sui pensionati che hanno un assegno di 600 euro al mese. In questi casi, infatti, anche pochi euro possono essere un problema e, per chi ha un’esenzione parziale o non gode di alcuna agevolazione economica, l’aumento dei prezzi si fa sentire. Per questo motivo, per Marta, sarebbe opportuno esonerare dal pagamento del ticket dei farmaci le persone con redditi bassi.
Per evitare la perdita del potere d’acquisto dei pensionati, il nostro sistema previdenziale prevede il meccanismo della rivalutazione (perequazione). Ogni anno, in base al tasso di inflazione registrato dall’ISTAT, gli assegni pensionistici vengono adeguati in base all’aumento del costo della vita.
L’aumento delle pensioni, però, non è uguale per tutti, ma dipende dal reddito percepito dal contribuente, perché a un reddito maggiore corrisponde un’aliquota di perequazione minore. Per il 2025, la percentuale di rivalutazione è pari allo 0,8%. L’aumento pieno, tuttavia, spetta solo a chi ha un assegno fino a quattro volte il trattamento minimo INPS; è, invece, pari allo 0,72% per chi ha un assegno da quattro a cinque volte il minimo e allo 0,6% per chi ha una pensione superiore a 5 volte il minimo INPS.
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