Una bolletta può nascondere molto più di una cifra da pagare. Quando si ha una partita IVA, ogni dettaglio conta e anche la luce accesa nel proprio studio può diventare rilevante per il Fisco.
C’è chi paga regolarmente utenze elevate senza sapere che una parte potrebbe essere dedotta, e chi invece detrae tutto rischiando sanzioni. In questo equilibrio tra necessità quotidiane e norme fiscali, luce e gas non sono mai solo una spesa.

Ogni giorno, centinaia di professionisti accendono un computer, riscaldano il laboratorio, illuminano il proprio spazio di lavoro. Tutto normale, finché non si comincia a ragionare da titolari di partita IVA. Allora ogni costo diventa un potenziale fattore fiscale, da analizzare con attenzione. Le bollette luce e gas diventano così una voce che può alleggerire il carico delle imposte… o diventare un rischio se non gestita correttamente.
Ci sono molte variabili in gioco: il tipo di regime fiscale scelto, il luogo in cui si lavora, l’intestazione del contratto di fornitura. Tutti elementi che possono fare la differenza tra una spesa deducibile e una completamente a carico. A volte, un semplice dettaglio amministrativo annulla ogni beneficio.
Bollette luce e gas: quando si possono dedurre o detrarre
Chi lavora in regime ordinario o semplificato può dedurre i costi legati all’attività, se questi sono effettivamente inerenti. Quando lo studio o il laboratorio è separato dall’abitazione e l’utenza è intestata correttamente, i costi di energia elettrica e gas sono integralmente deducibili. Anche l’IVA pagata in fattura può essere detratta al 100%, purché l’uso sia esclusivo per l’attività professionale o imprenditoriale.

La situazione cambia radicalmente per chi ha scelto il regime forfettario. Qui, tutte le spese vengono considerate con una percentuale fissa legata al tipo di attività. Non è possibile dedurre i costi reali, nemmeno quelli energetici, e nemmeno detrarre l’IVA, poiché il sistema non prevede l’applicazione dell’imposta. Questo può rappresentare un limite importante per chi ha consumi elevati.
Utenze miste: quando casa e lavoro condividono la stessa energia
Molti lavoratori autonomi operano in casa, usando gli stessi spazi sia per la vita privata che per il lavoro. È il classico caso delle utenze promiscue. Qui entra in gioco una regola precisa: la deduzione è ammessa al 50%, così come la detrazione dell’IVA. È una misura prudente che cerca di bilanciare i due usi.
Tuttavia, se si può dimostrare che il consumo legato all’attività è maggiore, si può chiedere una percentuale più alta, ma serve documentazione concreta. In ogni caso, l’utenza deve essere intestata al titolare della partita IVA. Un errore frequente è quello di avere la bolletta a nome di un familiare: in questo caso, non si può dedurre né detrarre nulla.
Separare le utenze tra abitazione e attività può essere la soluzione migliore. Avere un contratto dedicato permette di dedurre tutto senza rischi e di gestire le imposte con maggiore precisione.