Le chiamano riorganizzazioni ma soprattutto i sindacati non sono d’accordo: per loro si tratta di tagli del personale.
Chi ha ragione tra Governo e sindacati? la parola ‘riorganizzazione’ ha una valenza positiva sui lavoratori o al contrario diventa una beffa ben nascosta dai cavilli e dalle parole?
Da una parte il sindacato che attacca il Governo, dall’altra l’Esecutivo che difende le proprie scelte. Fin qui, nulla di nuovo. Ma a giudicare dalle parole forti della FeNSIR, c’è qualcosa che i lavoratori non sanno e che a breve potrebbe portare migliaia di persone a perdere la propria occupazione. Non proprio dall’oggi al domani ma poco ci manca. Le parole sono importanti e quella che ha fatto infuriare i sindacati è “riorganizzazione”. Scopriamo perché.
Pochi giorni fa è stata emanata una Circolare dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato che ha ufficializzato l’applicazione delle misure contenute nella Legge di Bilancio 2025, in particolare quelle previste dai commi 822-830 dell’articolo 1. Scritta così ci dice poco o nulla, ma la realtà è che ci sarà poco da ridere, secondo il sindacato.
La Fe.N.S.I.R. (federazione nuovi sindacati istruzione e ricerca) è un sindacato che – come si legge sul suo sito ufficiale – vuole porsi nei confronti della politica e di coloro che si iscrivono con serietà, dedizione, trasparenza, libertà, coraggio, innovazione, intraprendenza, efficienza e puntare ad una presenza efficace della propria azione a tutela di tutte le specificità della scuola. A proposito della nuova Legge di Bilancio hanno molto da raccontare e protestare.
Secondo la Fensir, la nuova Legge mette a rischio l’intera comunità scolastica. La circolare di cui abbiamo accennato, in sintesi invita le amministrazioni pubbliche a rivedere i fabbisogni di personale “realizzando recuperi di efficienza” attraverso processi di digitalizzazione e razionalizzazione. In soldoni, potrebbe significare più tecnologia, meno assunzioni e di conseguenza più mansioni con meno personale. Ma sarà proprio così?
Il sindacato risponde con i numeri: 5.660 posti docenti in meno dall’anno scolastico 2025/2026, nell’organico dell’autonomia, ossia nei posti comuni e in quelli destinati al potenziamento dell’offerta formativa; 2.174 posti ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario) in meno a partire dal 2026/2027, a seguito di una revisione dei criteri di definizione dell’organico. Tagli imposti a livello nazionale che costringono di fatto il Ministero dell’Istruzione e del Merito a tagliare posti di lavoro e a versare allo Stato i risparmi ottenuti, senza reinvestirli nella scuola stessa.
Secondo la FeNSIR la riduzione del personale docente comporta l’aumento del numero di alunni per classe, e le conseguenze saranno inevitabilmente: minore attenzione educativa; difficoltà nella gestione delle situazioni complesse (alunni BES, disabilità, disagio sociale); calo della qualità didattica e del benessere in aula. E il taglio del personale ATA aumenterà i rischi per la minore capacità del personale scolastico di gestire l’organizzazione della sicurezza degli studenti.
Durissimo il commento del segretario generale della Fensir, Giuseppe Favilla: “Quanto stabilito dalla legge di bilancio arriva a veloce attuazione. Quanto bisogna rimanere ancora inerti di fronte all’ennesimo attacco contro la scuola?”
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