Arriva la maxi tutela con la Legge n. 104, il licenziamento diventa impossibile, questa la pronuncia in Cassazione.
Il licenziamento diventa impossibile, analisi della Legge 104 e sentenza della Cassazione, si rafforza la tutela di chi assiste i familiari con disabilità grave. È stata la pronuncia n. 18063 a definire ciò, per cui il licenziamento di un dipendente caregiver è definito illegittimo, se l’azienda non riesce a dimostrare di aver proposto delle alternative che fossero compatibili alle esigenze di assistenza e familiari.
Dall’analisi di un caso specifico è possibile comprendere meglio la decisione. Un dipendente usufruiva dei benefici della Legge n. 104 per assistere la moglie con grave invalidità. L’azienda dopo la soppressione della sua mansione gli aveva proposto l’incarico di carrellista del reparto spedizioni, un ruolo diverso e con un orario diviso in doppio turno, e non a ciclo continuo come lo era stato per 20 anni.
Il lavoratore aveva rifiutato l’orario ritenendolo incompatibile con le esigenze di cura della moglie, e per questo era stato licenziato per giustificato motivo.
In primo grado la Corte d’Appello aveva dato ragione all’azienda, affermando che la discrezionalità del datore era un elemento importante nella definizione degli orari, e che il rifiuto del lavoratore, fosse ingiustificato. Ma la Cassazione ha ribaltato tutto, richiamando l’obbligo di repêchage .
Di cosa si tratta? È proprio il ripescaggio ad entrare in gioco, il datore prima di procedere al licenziamento, deve verificare in maniera scrupolosa, l’esistenza di altri posti che sono compatibili con la condizione del datore, anche se meno qualificati. Se si tratta di un caregiver tale condizione diventa un obbligo, richiedendo proprio il bilanciamento tra interessi aziendali e esigenze di solidarietà.
La Cassazione ha appunto evidenziato che l’azienda non aveva considerato tutte le ricollocazioni possibili e non aveva offerto alternative. Emergeva che la società aveva assunto altri dipendenti con orario a ciclo continuo, quello che per il caregiver sarebbe stata la condizione ottimale.
Il datore aveva violato i principi di buona fede e correttezza, perché non aveva proposto altri posti di lavoro compatibili con le sue esigenze orarie. La sentenza conferma che l’alternativa al licenziamento c’era, e il recesso è divenuto ingiustificato.
La pronuncia rappresenta una rivoluzione delle condizioni dei Caregiver, perché rafforza la loro posizione e tutela. Il licenziamento per giustificato motivo di chi assiste un familiare con disabilità, e l’opposizione ad una ricollocazione compatibile, è potenzialmente illegittimo. L’azienda potrà giustificare solo se in maniera dettagliata c’era l’effettiva impossibilità di ricollocare il lavoratore.
Un monito importante, perché bisogna sempre ricordare che si ha a che fare con persone, non con oggetti. Ognuno ha le sue necessità, e prima di licenziare, bisogna valutare bene.
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