Licenziamenti addio: un paletto in più per il datore di lavoro che salva il dipendente

Cosa succede se un licenziamento viene disposto senza motivo? A chiarirlo è stata la Corte di Cassazione, con una fondamentale sentenza.

Il datore di lavoro, se ricorrono determinate circostanze, può licenziare i propri dipendenti. È, però, fondamentale che motivi la sua decisione e che lo faccia in maniera espressa. In caso contrario, il licenziamento può essere considerato valido?

licenziamento senza motivo
Licenziamenti addio: un paletto in più per il datore di lavoro che salva il dipendente (trading.it)

La questione è di primaria importanza perché incide sulla sussistenza del rapporto di lavoro. Al riguardo, recentemente la Corte di Cassazione ha chiarito quali sono i diritti dei lavoratori in caso di licenziamento senza motivo, alla luce delle norme sancite dallo Statuto dei Lavoratori.

Licenziamento senza o con motivazione generica: i chiarimenti della Corte di Cassazione

Con la sentenza n. 9544/2025, la Corte di Cassazione ha chiarito come deve essere valutato un licenziamento senza motivo. Il caso esaminato dalla Cassazione riguardava un perito assicurativo titolare di partita IVA che collaborava con varie compagnie ma che svolgeva la maggior parte delle attività presso una di esse, da cui ricavava il 35% dei guadagni complessivi.

reintegra attenuata
Licenziamento senza o con motivazione generica: i chiarimenti della Corte di Cassazione (trading.it)

Tale compagnia aveva interrotto il rapporto lavorativo sulla base di motivazioni solo generiche e vaghe. Sia il Tribunale sia la Corte d’Appello avevano stabilito che il rapporto andasse considerato come collaborazione coordinata e continuativa perché non c’era uno specifico progetto lavorativo e avevano riconosciuto il diritto per il perito a un’indennità.

La Cassazione, invece, ha stabilito che non era stato considerato un elemento fondamentale: la mancanza di una valida motivazione alla base dell’interruzione del rapporto di lavoro, che non permetteva di capire quale fosse il fatto alla base della decisione del datore. In tale occasione, la Corte ha chiarito che la “mancata o generica individuazione del fatto alla base del licenziamento non è una semplice violazione formale“. Se, quindi, non è chiara la circostanza specifica che ha portato al licenziamento, il lavoratore non può difendersi e, allo stesso tempo, il giudice non può capire se il fatto contestato sussista davvero. Di conseguenza, l’assenza o la vaghezza d motivazione fa sì che il licenziamento sia illegittimo.

Reintegra attenuata: cos’è e quando viene disposta?

Alla luce di tale principio, i giudici hanno sottolineato che al dipendente licenziato senza motivo non basta una semplice tutela risarcitoria, ma la tutela prevista dall’art. 18, comma 4, dello Statuto dei Lavoratori, per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con più di 15 dipendenti: la reintegra attenuata. Il dipendente, quindi, dovrà essere reintegrato nel posto di lavoro e, in più, avrà diritto a un risarcimento determinato sulla base dell’ultimo “stipendio globale di fatto, dal giorno del licenziamento a quello dell’effettivo reintegro“. L’indennità, però, non può superare le 12 mensilità.

La reintegra attenuata in caso di licenziamento senza motivo si applica ai datori di lavori con più di 15 dipendenti nell’area produttiva in cui c’è stato il licenziamento, oppure con più di 15 dipendenti nello stesso Comune o con più di 60 dipendenti nel complesso, a livello nazionale.

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