Basta ingiustizie di licenziamenti totalmente illegittimi, lo conferma la Cassazione, indicando anche come fare.
Subire licenziamenti totalmente illegittimi non è qualcosa che accade ogni giorno, ma sapere che succede, mette un po’ in agitazione. Così, la Cassazione con la sentenza n.9544 dell’11 aprile 2025, conferma che se non c’è motivazione e di conseguenza non si può identificare il movente del licenziamento, non si tratta di un vizio formale, ma di una condizione di illegittimità totale!

Da quanto espresso, ne consegue la giusta tutela, cioè quella di reintegrare il dipendente illegittimamente, e quindi ingiustamente, licenziato. Sembra assurda la ratio della sentenza n. 9544 della Cassazione, ma la verità è che il mondo del lavoro di oggi può essere una giungla, dove non solo vince il più forte, ma sopravvive a volte anche il più disonesto!
Analizzando un caso concreto, si può comprendere meglio. È stata la vicenda di un dipendente assunto nel marzo 2015, il quale ha impugnato il licenziamento postogli, e qui vi figurava proprio la totale assenza di motivazione. In sostanza, licenziato senza sapere il perché. Oltre che spiacevole, è davvero frustrante.
Sono tanti i lavoratori, specie tra i giovani, che si impegnano con costanza e che dopo un duro lavoro, si vedono negate le soddisfazioni spettanti oltre che l’entrata monetaria che serve per sopravvivere!
È successo poi che la Corte d’Appello ha parzialmente accettato la domanda, ritenendo il recesso viziato solo da un punto di vista formale. Quindi, di conseguenza il dipendente licenziato, avrebbe dovuto ottenere come tutela, un indennizzo ridotto ai sensi del sesto comma dell’art. 18 della L. 300/1970.
Ma è stata la sentenza della Cassazione ad opporsi, perché l’ingiustizia lede i diritti del lavoratore alla base.
Cassazione, sentenza sui licenziamenti totalmente illegittimi: cambia tutto
L’intervento della Cassazione è tanto importante, quanto spaventoso. Mostra uno spaccato di vita preoccupante. È vero che se non si soddisfano le esigenze aziendali, si lavora male e si è inadempienti, essere licenziati è una condizione che ne può conseguire. Come anche la minor necessità di personale. Ma licenziare senza alcuna motivazione no, non dovrebbe mai essere nemmeno pensato! Cosa cambia?

Con l’intervento della Cassazione si ribalta quanto stabilito dalla Corte d’Appello, perché il licenziamento deve contenere motivi specifici.
Sono i Giudici di legittimità a parlare, perché esprimono ciò in quanto serve garantire un esercizio consapevole e tempestivo del diritto di difesa del dipendente, che in questo caso non possiede dato che la domanda sorge spontanea: “a cosa deve appellarsi per tutelarsi?”
Anche qualora la motivazione fosse troppo generica, no, il licenziamento non vale, e il dipendente deve essere reintegrato sul posto di lavoro. Bisogna comprendere le ragioni del licenziamento, anche al di là delle esigenze aziendali. Sia per una questione di rispetto del lavoratore, che anche per comprendere cosa è andato storto durante lo svolgimento delle sue attività.
Non è un vizio di forma, ma di sostanza, e il provvedimento del datore è viziato ab origine. Questa è una grande conquista. La Suprema Corte accoglie il ricorso, statuendone il diritto di essere reintegrato secondo l’ex art. 18, comma 4, L. 300/1970.