Il ricovero in ospedale e il day hospital si considerano nel periodo di comporto? Una sentenza del Tribunale di Napoli fuga tutti i dubbi.
Il lavoratore deve essere sempre tutelato nel caso in cui sia costretto ad assentarsi dal luogo di lavoro per ragioni di salute. Di conseguenza, non può essere licenziato se deve curarsi. La questione, tuttavia, genera una serie di perplessità, per la necessità di bilanciare l’interesse del dipendente con quello del datore.

Al riguardo, è recentemente intervenuta una sentenza del Tribunale di Napoli che afferma un principio fondamentale sulla qualificazione dei giorni di ricovero ospedaliero e di day hospital ai fini del calcolo del periodo di comporto. Ecco cosa ha stabilito il giudice.
Ricoveri e day hospital: il lavoratore può essere licenziato?
Il ricovero ospedaliero e i day hospital non possono rientrare nel cd. periodo di comporto, ossia il numero massimo di assenze per malattia, oltre il quale si perde il diritto alla conservazione del posto di lavoro. A stabilirlo è stato il Tribunale di Napoli, con la sentenza n. 2701/2025 del 3 giugno 2025.

I giudici hanno accolto il ricorso presentato da un dipendente licenziato, disponendo la reintegra nel posto di lavoro e il risarcimento danni. La decisione riguardava, nello specifico, il caso di un lavoratore malato di leucemia che era stato licenziato perché aveva oltrepassato il limite dei 365 giorni di assenza per malattia in 3 anni. L’interessato, tuttavia, aveva provato che, sottraendo 129 giorni per ricovero e day hospital, il numero di assenze scendeva a 340 giornate e, dunque, rientrava pienamente nel periodo di comporto fissato dal CCNL di riferimento.
Di fronte alla giustificazione del datore di lavoro sull’ignoranza che il dipendente fosse affetto da leucemia, il giudice ha evidenziato che la patologia fosse facilmente desumibile dagli attestati di malattia e ha sottolineato che le diagnosi mediche possono essere accertate sempre dai datori di lavoro e dai consulenti del lavoro, accedendo agli attestati di malattia online. Il Tribunale ha, inoltre, specificato che non spetta al dipendente comunicare gli accessi al pronto soccorso o il ricovero, perché l’assenza viene già certificata dall’ospedalizzazione.
Questa sentenza ha un’importanza straordinaria, perché mette in luce la necessità di tutelare la salute dei lavoratori, principio direttamente sancito dalla Costituzione. Tale diritto può essere garantito solo se il dipendente, in caso di malattia, può accedere alle cure e alle terapie in maniera tempestiva, “senza il timore di perdere, nelle more, il proprio posto di lavoro“, anche nelle ipotesi di patologie complesse, che richiedono assenze prolungate. Di conseguenza, è necessario escludere dal computo del periodo di comporto i giorni di ricovero in ospedale e quelli di day hospital.