Cosa spinge davvero a scegliere tra due alternative tanto simili quanto distanti? Una rende subito, l’altra fa aspettare. Una è pubblicizzata ovunque, l’altra sta sotto traccia, ma chi la conosce, spesso la preferisce. C’è chi si affida all’istinto, chi ai numeri. Ma quando si tratta di far fruttare diecimila euro, la decisione prende tutt’altra piega. Quello che sembra ovvio, a volte si ribalta con un semplice calcolo. La posta in gioco non è solo il guadagno, ma anche il tempo, la pazienza e la fiducia. E chi pensa che basti guardare il tasso annuo per decidere, rischia di lasciarsi sfuggire dettagli fondamentali.
Negli ultimi mesi, tra alti e bassi dei mercati e nuovi strumenti finanziari spinti dalle banche, si è tornato a parlare con insistenza di titoli di Stato e buoni postali. Per chi ha 10.000 euro da investire oggi, il confronto tra il Buono fruttifero postale 3×4 e il BTP in scadenza nel 2037 è diventato particolarmente interessante.

Entrambe le opzioni offrono una certa sicurezza: si tratta comunque di strumenti garantiti dallo Stato. Eppure, le modalità di rendimento, la tempistica e la tassazione portano a risultati finali molto diversi.
C’è chi si lascia affascinare dalla stabilità dei buoni fruttiferi postali, con i loro interessi che crescono nel tempo, e chi preferisce la struttura più dinamica dei BTP acquistabili sotto la pari. A prima vista, sembrano scelte da fare “di pancia”, ma i numeri raccontano altro. Una simulazione dettagliata su entrambe le opzioni permette di fare chiarezza. E spesso il risultato sorprende, specie quando si considera l’effetto della tassazione e della rivalutazione del capitale alla scadenza.
Come funziona davvero il Buono 3×4: rendimenti, vincoli e vantaggi
Il Buono fruttifero postale 3×4, emesso da Cassa Depositi e Prestiti e collocato da Poste Italiane, ha una durata massima di 12 anni. Ma il nome “3×4” non è casuale: si tratta infatti di uno strumento che riconosce gli interessi solo ogni tre anni. Questo significa che il capitale comincia a fruttare davvero solo se si resiste alla tentazione di ritirarlo prima dei trienni completati.

Il tasso annuo lordo a scadenza è del 3%, ma cresce nel tempo. Secondo le simulazioni ufficiali di Poste Italiane, un investimento di 10.000 euro oggi diventerebbe, al termine dei 12 anni, 13.725,41 euro netti, grazie anche alla tassazione agevolata del 12,5% tipica dei titoli di Stato. Questo rendimento è certo, ma solo se si mantiene l’investimento fino alla fine. Se il rimborso avviene prima, soprattutto prima del primo triennio, non viene riconosciuto alcun interesse. Dopo tre anni, invece, si inizia a maturare quanto dovuto.
Il vantaggio principale di questo strumento risiede nella sicurezza assoluta: nessuna oscillazione di prezzo, capitale sempre garantito, possibilità di uscita anticipata con piena restituzione della somma iniziale (ma non degli interessi se si esce troppo presto). Tuttavia, chi punta a ottimizzare ogni euro investito potrebbe trovare questa rigidità poco conveniente. Anche perché il guadagno, pur essendo certo, è inferiore a quello che si può ottenere con strumenti più flessibili sul lungo periodo.
BTP 2037: perché oggi rende più di quanto sembra
Il BTP Tf 0,95% con scadenza marzo 2037 si presenta con una caratteristica fondamentale: è acquistabile sotto la pari, ovvero a un prezzo inferiore al suo valore nominale. Con 10.000 euro si riesce a comprare circa 13.428 euro nominali. Ed è proprio questo lo snodo decisivo che cambia tutto il rendimento.
Le cedole annuali, pari allo 0,95%, generano circa 127 euro lordi, che diventano 112 euro netti dopo l’applicazione dell’imposta del 12,5%. In 12 anni, si incassano così oltre 1.300 euro netti, solo dalle cedole. Ma la vera sorpresa arriva al momento del rimborso: nel 2037, lo Stato rimborsa l’intero valore nominale di 13.428 euro, con una plusvalenza di oltre 3.400 euro, totalmente esentasse in quanto restituzione del capitale.
Combinando cedole e rimborso, il guadagno netto totale si avvicina a 4.800 euro, portando il valore finale dell’investimento a circa 14.767 euro. Il rendimento medio annuo netto è quindi intorno al 3,6%, superiore a quello del buono postale. E questo, nonostante il tasso facciale molto più basso (0,95%). La differenza la fa il prezzo d’acquisto: entrare sotto la pari significa garantirsi una rivalutazione aggiuntiva, che nel lungo periodo ha un peso decisivo.
Questo tipo di rendimento richiede però un certo grado di fiducia: il capitale non è liquido come nei buoni postali, e il prezzo del titolo può fluttuare prima della scadenza. Ma per chi è disposto a mantenere l’investimento fino al 2037, il ritorno è chiaro. Inoltre, si tratta sempre di un titolo garantito dallo Stato italiano, con tutte le tutele che questo comporta. La volatilità di mercato, se non si vende prima della scadenza, non incide sul risultato finale.