C’è sempre una buona ragione per non parlare di soldi su WhatsApp, la sentenza del Tribunale di Catanzaro chiarisce il perché.
Sicurezza o semplicemente privacy? Quello che accade nelle chat di WhatsApp dovrebbe restare lì, ma c’è un motivo abbastanza importante per cui non si dovrebbe parlare di soldi sull’app di messaggistica istantanea. Ecco come il Tribunale di Catanzaro ha gestito una situazione che si è complicata proprio per questa ragione. Si analizza la validità degli accordi informali!

È stata la sentenza n. 1620 del 2025 del Tribunale di Catanzaro a stabilire quanto segue sugli accordi patrimoniali tra x coniugi. Si tratta di patti stabiliti e stipulati anche “informalmente”, ma cosa significa? Che anche mediante le chat si può consolidare una disciplina ben precisa. Per cui, occhio alle parole, possono valere… cause!
Infatti, proprio questi atti anche se “informali” poiché stipulati mediante chat, sono validi anche senza che sia necessario porre in essere un’omologa del giudice.
Ma allora si rischia in qualsiasi momento? Non proprio, bisogna analizzare i punti nodali della sentenza, perché ha chiarito in maniera ben precisa cosa concerne la validità degli accordi formali.
Punti di rottura e verità, ecco perché non parlare di soldi su WhatsApp
Ci sono dei grossi punti di rottura e verità, infatti c’è un motivo ben preciso per non parlare di soldi su WhatsApp. Secondo la sentenza del Tribunale di Catanzaro, nell’esame del caso, ha ritenuto validissimo l’accordo posto in essere tra due ex coniugi, nonostante sia stato consolidato mediante una chat. Cosa è stato contestato?

Secondo la sentenza, quando il marito si è impegnato via chat a pagare il mutuo della casa familiare, ottenendo in cambio la rinuncia all’assegno di mantenimento da parte dell’ex moglie, lo ha fatto in maniere legalmente concepibile come valida.
Questo perché le prove sono abbastanza evidenti, la chat vale come “principio di prova scritta”, e la stessa testimonianza dei figli, non può che confermare la piena esistenza dell’accordo. A tal proposito, c’è una rottura rispetto al principio che vieterebbe la prova di testimonianza per i contratti.
Un aspetto controverso e in parte contestato, è stata la legittimazione della testimonianza dei figli davanti questioni economiche tra genitori. Una scelta che li espone ad una potenziale situazione di conflittualità e danni di natura psicologica.
In sostanza, dalla sentenza si supera il principio tradizionale per cui si consolida un orientamento giuridico che riteneva nulli gli accordi di natura economica, stipulati davanti un possibile divorzio. Chiaramente, l’obiettivo è sempre stato quello di proteggere il coniuge più debole, in modo da garantire il controllo del giudice.
La decisione potrebbe aprire a molteplici interpretazioni che concernono l’incertezza del diritto, la conflittualità, e la possibilità che la parte contrattualmente più forte, prevalga.