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Economia e Finanza

BTP: quotazioni e aumento cedola, settimana decisiva per il mercato italiano

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Siamo entrati in una settimana decisiva per il mercato sovrano italiano. La BCE oggi deciderà il primo rialzo dei tassi di interessi in più di un decennio e lancerà un nuovo strumento anti frammentazione.

Ma alla vigilia della riunione della Banca Centrale c’è ancora incertezza sul livello di rialzo dei tassi; Secondo diverse indiscrezioni uscite ieri, la Bce sta prendendo in considerazione la possibilità di alzare i tassi dello 0,5% con una azione molto più forte di quella anticipata.

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Domani è una giornata importante anche per i Titoli di Stato italiani; Mario Draghi riferirà lo stato della crisi di Governo e la BCE renderà noto il funzionamento dello scudo anti spread. Tuttavia “La Bce non può fare nulla per i paesi che si fanno del male da soli”. Il risultato potrebbe essere quindi l’imposizione ai paesi beneficiari del nuovo sistema di condizioni più stringenti in termini di rispetto degli obiettivi fiscali.

Se i mercati dovessero rimanere delusi o sorpresi dalla crisi di governo o dai fattori dipendenti dalla politica della BCE i rendimenti dei titoli sovrani tornerebbero a salire dopo una tregua di oltre un mese.

Cosa accade alle quotazioni dei BTP all’aumentare della cedola?

Prendiamo in considerazione la quotazione BTp 2072 al 5% ovvero l’obbligazione più longeva in circolazione. Questa dovrebbe in teoria scontare con una volatilità minore sulla cedola la variazione della attuali condizioni di mercato.

Se il titolo arrivasse al 5% entro l’ottobre prossimo, con una durata residua poco più alta di 49 anni, dovrebbe acquistarsi sul mercato secondario intorno ai 56 centesimi. Rispetto alla quotazione attuale, il BTp 2072 perderebbe più del 20%. Una perdita importante per tutti coloro che lo avessero già sottoscritto, ma un guadagno importante per chi lo acquistasse ora; data la possibilità futura e il tempo sufficientemente lungo a disposizione perché ritorni verso la parità.

In generale per il rendimento e il valore dei Titoli di Stato tutto dipenderà dall’evoluzione della situazione; ma quanto si rischia oggi a investire nelle obbligazioni sovrane? Oggi i rischi dopo la pandemia sono minori che in passato, questo perché sono venute meno le condizioni che potevano allontanare l’Italia dal disegno europeista.

L’Italia rischia meno di essere lasciata fallire o intraprendere un ritorno all’indipendenza monetaria. Un default vero e proprio è molto più improbabile e i partiti politici sono su posizioni meno estremiste su immigrazione e antieuropeismo. Il rischio naturalmente rimane quello di una ristrutturazione del debito che porterebbe l’Italia a ridurre il valore nominale dei bond, ad allungarne le scadenze e a tagliare le cedole.

I timori si reggono sicuramente su fatti reali ma gli interessi si basano oggi su un livello di indebitamento diverso. Gli interessi per ripagarlo lo scorso anno hanno inciso per circa il 3,7% del PIL. Non sono pochi, ma durante il 2012, la spesa per interessi in Italia si aggirava intorno al 5%. Oggi il tasso implicito del debito è sceso intorno al 2,45%.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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