La Corte di Cassazione è intervenuta per sancire un principio fondamentale in tema di responsabilità medica e di risarcimento danni.
La responsabilità civile del medico ricorre nel caso in cui, nell’esercizio della propria attività, faccia degli errori che si sostanziano in una violazione delle norme e dei professionali, per i quali può essere perseguito dal punto di vista giudiziale.

La responsabilità civile del medico può essere di dolosa oppure colposa. Nel primo caso il professionista compie delle violazioni in maniera volontaria e cosciente, mentre nel secondo caso gli errori derivano da negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle leggi e dei regolamenti. Quest’ultima è la forma più diffusa di responsabilità medica. Ai fini della determinazione della responsabilità professionale, la Corte di Cassazione ha introdotto un fondamentale principio, per chiarire in quali ipotesi può applicarsi la pena. Ecco cosa ha stabilito.
Che differenza c’è tra colpa lieve e grave in tema di responsabilità medica? Lo chiarisce la Cassazione
Con la sentenza n. 11214 del 2019, la Corte di Cassazione ha evidenziato quali sono i casi in cui ricorre la responsabilità professionale dei medici, con particolare attenzione alla colpa lieve. I giudici hanno sottolineato che i medici devono svolgere il proprio mestiere con la diligenza e la perizia richieste, ma possono essere civilmente responsabili solo in caso di colpa grave.

Ma che differenza c’è tra colpa lieve e colpa grave? La colpa grave si configura nelle ipotesi di errori evidenti e non scusabili, che determinano la violazione delle norme essenziali di prudenza e diligenza. In pratica, tali errori si sostanziano in conseguenze pericolose per il paziente e, dunque, non solo tollerabili dalla legge.
La colpa lieve, invece, è quella relativa a errori meno gravi, che derivano ugualmente dalla mancanza di diligenza professionale, ma che non hanno effetti gravi tanto quanto quelli legati alla colpa grave. Anche se meno seri, però, possono far sorgere la responsabilità legale. In pratica, per distinguere tra i due gradi di colpa, bisogna indagare sull’errore derivante e sulle conseguenze oggettive per il paziente.
La sentenza n. 11214 del 2019 della Corte di Cassazione interviene sulla colpa lieve, dichiarando che da essere non può sorgere la responsabilità medica perché il medico non deve garantire un certo risultato, ma deve impegnarsi per svolgere nel migliore dei modi e nel rispetto delle leggi vigenti la propria attività.
Questa sentenza è di enorme importanza, perché riduce il pericolo di contenziosi legali in caso di errori trascurabili oppure imprevisti e garantisce una maggiore tutela alla professione medica, riconoscendo la difficoltà per tali professionisti di garantire un risultato certo e il successo delle cure proposte.