Ti hanno detto che c’è tempo fino a fine 2025 per ristrutturare casa con gli incentivi? Non è proprio così. Il Superbonus 2025 esiste, sì, ma arriva con un bel po’ di paletti in più rispetto al passato. Non basta decidere di fare i lavori entro dicembre: bisogna aver già mosso i primi passi molto prima. Chi aspetta troppo rischia di restare fuori dai giochi. E chi pensa che basti partire quest’anno per godersi il 65%, potrebbe avere una brutta sorpresa. Ecco cosa sta realmente succedendo.
È normale sentirsi confusi: in pochi anni il Superbonus è cambiato così tante volte da sembrare una corsa a ostacoli. Prima il 110%, poi il 90, poi il 70 e adesso il 65%. C’è chi ha già finito i lavori, chi li ha sospesi, chi non sa se iniziarli o lasciar perdere. La verità è che oggi il Superbonus non è più lo strumento universale che molti ricordano. Si è trasformato in un incentivo più selettivo, accessibile solo a chi ha rispettato tempi e documenti. E il 2025 sarà l’ultima occasione, ma non per tutti.

La promessa di poter ristrutturare casa fino a fine anno con una detrazione del 65% è vera solo in parte. Serve chiarezza, perché bastano pochi giorni di ritardo, o una pratica incompleta, per perdere tutto. La data chiave? Non è dicembre 2025. È stata il 15 ottobre 2024.
Chi ha diritto al Superbonus 2025 e cosa deve aver fatto entro il 15 ottobre
Sì, il Superbonus al 65% resta valido fino al 31 dicembre 2025. Ma solo per chi ha rispettato determinate condizioni già entro il 15 ottobre 2024. Non è una data casuale: è quella che il legislatore ha scelto per chiudere le porte alle nuove richieste. Cosa significa concretamente? Che entro quel giorno deve essere stata presentata la CILAS, oppure, se si parla di condomini, approvata anche la delibera assembleare con l’avvio ufficiale della procedura. Nei casi più complessi, come demolizione e ricostruzione, serve l’istanza per il titolo abilitativo.

Chi è arrivato dopo il 15 ottobre, anche se fa i lavori nel 2025, non avrà diritto al Superbonus. Una scadenza che ha cambiato tutto. Un esempio pratico: una coppia proprietaria di un piccolo immobile indipendente ha deciso a novembre 2024 di fare cappotto termico e sostituire la caldaia. Se non ha presentato la CILAS in tempo, dovrà rinunciare alla detrazione al 65% e orientarsi verso bonus alternativi, come l’Ecobonus ordinario.
Inoltre, non tutti potevano accedere all’agevolazione: restavano ammessi solo i condomini, le persone fisiche con edifici da 2 a 4 unità, le Onlus, le APS e le organizzazioni di volontariato. Non sono state previste deroghe per altri soggetti.
I lavori validi restano quelli “trainanti”: cappotto termico, sostituzione dell’impianto di riscaldamento, interventi antisismici. Solo eseguendo almeno uno di questi, sarà possibile includere anche i cosiddetti “trainati”, come l’installazione di fotovoltaico o la rimozione delle barriere architettoniche.
Il vero calendario del Superbonus: perché la scadenza di dicembre può trarre in inganno
Chi sente dire che “c’è tempo fino a fine 2025” per ristrutturare casa con il Superbonus potrebbe essere portato a pensare che basti iniziare i lavori in quell’anno. Ma si è trattata di un’illusione, se non si consideravano le regole d’accesso. Il 65% non era automatico. Il primo errore è stato confondere la scadenza dei lavori con la scadenza delle pratiche. Il secondo è stato credere che si possa ancora usare lo sconto in fattura o cedere il credito liberamente. Ma la realtà è molto diversa.
Dal Decreto Legge 11/2023 e poi con il D.L. 39/2024, l’utilizzo delle opzioni alternative è stato fortemente limitato. Oggi può accedervi solo chi ha presentato la CILAS e avviato i lavori, con almeno una fattura pagata, entro marzo 2024. Chi parte nel 2025 potrà solo anticipare tutte le spese e portarle in detrazione in dieci anni, a patto che l’imposta lorda annua sia capiente. Se non lo è, la parte eccedente va persa. Niente rimborsi.
Un dettaglio spesso sottovalutato è il miglioramento delle classi energetiche. Per accedere al Superbonus, gli interventi devono garantire almeno un miglioramento di due classi energetiche, da certificare con APE convenzionale rilasciata da un tecnico abilitato. Senza questo documento, non si va da nessuna parte.
E poi ci sono i massimali di spesa. Ogni intervento ha limiti precisi: 30.000 euro per una nuova caldaia, 50.000 per il cappotto termico in un edificio unifamiliare. Il conteggio va fatto con attenzione, anche perché rientrano nel tetto massimo anche le spese tecniche, i costi del professionista, e in alcuni casi perfino quelli per le autorizzazioni.
C’è infine un punto critico per chi affida i lavori a imprese con contratti superiori a 516.000 euro. In questi casi, è obbligatoria l’attestazione SOA. Senza di essa, l’agevolazione salta. Una dimenticanza che può costare cara, soprattutto nei cantieri condominiali.
Pensare di poter agire “con calma” nel 2025, contando sulla scadenza di dicembre, può quindi portare a errori irreversibili. I veri termini per agire sono tarscorsi. E la differenza, quest’anno più che mai, l’ha fatta chi si è informato bene in tempo.