Mi hanno escluso dal voto in assemblea perché moroso: all’inizio ero furioso, poi ho capito tutto

Un condomino può essere escluso dal voto solo perché è in ritardo con le spese? Chi vive in un condominio sa bene quanto possono diventare tese le assemblee. Quando entrano in gioco soldi non versati, c’è chi propone di lasciare fuori i morosi dalle decisioni comuni.

Ma può un regolamento interno annullare un diritto previsto dal Codice civile? La risposta, in realtà, non è così scontata. E riguarda tutti coloro che, almeno una volta, si sono chiesti fino a che punto valga la propria voce nella vita condominiale.

Persona furiosa
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Chiunque abbia partecipato a una riunione condominiale sa quanto possa essere acceso il confronto. Quando si arriva al momento del voto, spesso si alza la voce di qualcuno che chiede di escludere un condomino moroso. Il motivo? Non ha pagato, quindi non ha diritto di decidere. Eppure, questa logica, per quanto possa sembrare giusta sul piano morale, non trova fondamento nella legge.

Il diritto al voto in assemblea condominiale è regolato dal Codice civile e non può essere vincolato al pagamento puntuale delle spese condominiali. Il principio è stato ribadito più volte dalla Cassazione: partecipazione e diritto di voto sono legati alla qualità di proprietario, non alla situazione debitoria. Questo significa che il regolamento condominiale non può introdurre regole che vadano contro questa norma. Chi possiede un’unità immobiliare ha diritto ad essere convocato e a esprimere la propria opinione, a prescindere da eventuali debiti.

Se un condomino moroso non viene convocato o gli viene impedito di votare, la delibera presa in sua assenza può essere considerata nulla. L’amministratore, quindi, non potrà far valere quella decisione nei confronti dell’escluso, neppure per chiedergli di contribuire alle spese approvate. È un aspetto spesso ignorato, ma che può portare a contenziosi lunghi e costosi.

Quando l’esclusione del moroso è lecita

Esistono però situazioni in cui l’esclusione di un moroso dall’assemblea condominiale è prevista dalla legge. Accade quando si discute di argomenti che lo riguardano direttamente e nei quali si configura un conflitto di interessi evidente. Per esempio, se all’ordine del giorno c’è la rateizzazione del suo debito, o l’avvio di una causa legale per recuperare quanto dovuto, quel condomino non può votare.

Voto ad alzata di mano
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In questi casi, l’interesse personale entra in contrasto con quello collettivo, e il suo voto potrebbe influenzare la decisione a proprio favore. La Cassazione (ordinanza n. 3192/2023), anche in tempi recenti, ha chiarito che l’esclusione è possibile solo in presenza di un interesse contrario concreto e dimostrabile. Non basta dire che esiste un conflitto: bisogna provarlo.

Anche quando il moroso partecipa e vota, il suo voto può essere impugnato, ma solo se si dimostra che ha agito contro l’interesse del condominio. È una tutela pensata per evitare abusi, senza però violare diritti fondamentali.

Il punto chiave resta questo: non esiste un legame automatico tra il mancato pagamento delle spese e l’esclusione dal voto. Ogni caso va valutato con attenzione, evitando decisioni affrettate che possono generare problemi più grandi. Per recuperare i crediti, esistono strumenti come il decreto ingiuntivo, che sono ben più efficaci (e legittimi) del silenziare un condomino in assemblea.

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